Bruxelles – La Commissione europee ha deciso oggi l’invio (probabilmente entro lunedì) di una nuova messa in mora all’Italia, accusata di non aver agito con le misure richieste dall’Ue per l’eradicazione, il contenimento e il monitoraggio della Xylella fastidiosa, il batterio considerato responsabile della sindrome da disseccamento degli ulivi in Puglia. La nuova messa in mora (primo stadio della procedura d’infrazione comunitaria) aggiorna e sostituisce quella già inviata nel dicembre 2015, che faceva riferimento a una situazione non più attuale. In sostanza, nella nuova situazione, diminuisce significativamente il numero di ulivi infetti e di “piante ospiti” (ovvero quelle potenzialmente attaccabili dalla Xylella) che l’Ue chiede di abbattere.
Il commissario Ue responsabile per la Sicurezza alimentare, Vytenis Anriukaitis, aveva avvertito la settimana scorsa il ministro delle Politiche agroalimentari, Maurizio Martina, in un incontro bilaterale a Bruxelles, che “in mancanza di un’azione immediata” per contenere l’epidemia della Xylella, la Commissione non avrebbe avuto altra scelta che rilanciare la procedura d’infrazione con questa nuova messa in mora.
L’attualizzazione del richiamo di Bruxelles rispetto a quello di dicembre prende in conto una modifica importante, intervenuta nel frattempo (a metà aprile), della Decisione originaria sulla Xylella presa dal Comitato permanente Ue su piante, animali, alimenti e mangimi (Paff). Con la modifica di aprile era stata estesa la zona contaminata (la cosiddetta “area demarcata”) per circa 40 km a Nord-Ovest della zona infetta iniziale, che era limitata alla sola provincia di Lecce. Di conseguenza, si riduce notevolmente il numero di alberi che l’Ue vuole siano rimossi.
La nuova estensione dell’area demarcata, infatti, ha assorbito tutti i nuovi focolai fuori dalla provincia di Lecce (la vecchia “zona infetta”), e quindi non si applica più entro il suo perimetro l’obbligo di abbattere tutte le “piante ospiti” in un raggio di 100 metri attorno agli alberi affetti da Xylella. Non devono neanche essere distrutti gli ulivi in cui viene riscontrata la presenza del batterio, a meno che non siano situati nella “fascia di eradicazione”.
Questa fascia, larga 20 km, copre l’ultima parte dell’area demarcata fino al suo confine a Nord-Ovest, dall’Adriatico alla Ionio, passando dai territori di Ostuni, Ceglie Messapica (provincia di Brindisi), e di Grottaglie e Leporano, (provincia di Taranto). Sono ormai all’interno della zona contaminata – e quindi senza più l’obbligo di rimuovere gli alberi infetti – i territori di Brindisi, Latiano, Oria (provincia di Brindisi), e di Manduria e Maruggio (provincia di Taranto), in cui si erano manifestati dei focolai puntiformi.
Nel frattempo, la procura di Lecce, che nell’ambito di un’indagine proprio sulla gestione dell’emergenza Xylella aveva sequestrato gli ulivi indicati come piante da abbattere nel piano dell’ex commissario Silletti, medita il dissequestro. “Alla luce di questa procedura di infrazione”, ha dichiarato all’Ansa il procuratore Cataldo Motta, “per evitare equivoci vedremo se non sia opportuno revocare il nostro provvedimento di sequestro”.
Di Lorenzo Consoli per Askanews.