Bruxelles – L’Unione europea non riconoscerà alla Cina lo status di economia di mercato. Dunque hanno vinto i produttori europei secondo cui una simile decisione avrebbe avuto effetti devastanti sull’economia Ue? Non proprio. La Commissione europea è riuscita ad aggirare il problema e trovare una soluzione di compromesso. L’idea è quella di proporre un approccio “completamente nuovo” nella politica commerciale, eliminando del tutto la lista dei Paesi con lo status non di economia di mercato. Il Collegio dei commissari oggi ha discusso di tre possibili opzioni: quella di non modificare la situazione attuale, quella di concedere alla Cina l’economia di mercato o questa terza via che è stata quella preferita. Allo stesso tempo, l’esecutivo Ue ha anche deciso di alzare i dazi anti-dumping, renderli più rapidi e applicabili a tutti, non più solo agli Stati sulla lista ‘nera’. Una soluzione che, secondo il commissario Ue alla Crescita, Jyrki Katainen e la commissaria al Commercio, Cecilia Malmstrom, consentirà di proteggere l’industria europea, ma rispettando allo stesso tempo gli “obblighi legali” con la Cina in occasione del Wto di dicembre.
Allora, infatti, dovrebbe scadere il periodo di transizione che, secondo il paragrafo 15 del protocollo di adesione all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) del 2001, autorizza gli altri membri del Wto ad utilizzare la “non-market economy methodology” nell’ambito delle indagini sulle pratiche antidumping. La Cina sostiene che in quel momento, in base all’accordo, quella del Paese dovrà essere riconosciuta automaticamente come un’economia di mercato da parte degli altri membri dell’organizzazione, eppure il colosso asiatico al momento soddisfa soltanto uno dei cinque criteri tecnici dell’Ue per ottenere l’ambito riconoscimento che ridurrebbe di molto la capacità dell’Europa di imporre sanzioni contro le importazioni a prezzi troppo bassi rispetto a quelli praticati dalle imprese comunitarie.
“Il commercio deve essere equo. La situazione attuale di sovrapproduzione, soprattutto nell’acciaio, ha mostrato che abbiamo bisogno di efficaci strumenti di protezione del commercio per far sì che sia equo e affrontare in futuro distorsioni del mercato”, ha dichiarato Malmstrom, secondo cui “questo significa che ci dobbiamo adattare a nuove realtà economiche e affinare gli strumenti a nostra disposizione”. Quella scelta dalla Commissione “è una soluzione migliore dello status quo”, perché permetterà di “rendere le procedure antidumping più veloci”, con la proposta di passare da 9 a 6 mesi, e aumentare il livello dei dazi. Il prossimo passo sarà, entro la fine dell’anno, presentare una proposta legislativa in materia. Questa, come sempre, “dovrà essere adottata da Consiglio e Parlamento Ue”, ha ricorda Malmstrom, secondo cui però dovrebbe soddisfare “i diversi attori”.