Bruxelles – Non si fermano gli arrivi di migranti sulle coste italiane, ancora il principale punto d’approdo di coloro partono dall’Africa. Anzi, anche grazie al tempo favorevole, a giugno il numero dei migranti giunti in Italia è aumentato del 24% rispetto al mese precedente. Lo rivela Frontex, l’agenzia europea per la gestione delle frontiere, spiegando che sulle coste italiane nell’ultimo mese sono arrivati circa 22.500 migranti, che si sommano ai 69.500 migranti giunti dall’inizio dell’anno, un numero simile a quello registrato durante la prima metà dell’anno scorso.
I primi a fuggire dall’Africa per raggiungere le coste europee sono i nigeriani, che rappresentano il 17% dei migranti della rotta del Mediterraneo centrale, seguiti da eritrei e sudanesi. Se il mare che si affaccia su Libia, Tunisia e Egitto per molti è ancora il ponte verso l’Europa, la parte orientale del Mare Nostrum oggi è meno utilizzata.
A giugno il numero dei migranti arrivati con la rotta balcanica, principalmente sulle coste greche, è stato ben al di sotto della media mensile registrata dall’inizio dell’anno. Sono stati circa 1.450 i migranti giunti sulle coste elleniche, con un calo del 95% rispetto allo stesso mese nel 2015. A scoraggiare i migranti a percorrere la rotta balcanica ci sono diversi fattori, incluso l’accordo per contenere i flussi migratori tra Europa e Turchia e l’inasprimento nel controllo alle frontiere sul confine greco-macedone.
Nonostante le difficoltà, la rotta balcanica è ancora la strada per l’Europa soprattutto per siriani, che sono i più numerosi, seguiti da pakistani, afghani e iracheni. Anche nelle isole greche dell’Egeo orientale sono arrivati molti migranti, soprattutto africani provenienti da ben 38 paesi diversi.
A provare ad entrare nel cuore del continente sono in molti. A giugno hanno bussato alle porte dell’Europa circa 3.500 migranti, bloccati lungo i confini occidentali dei Balcani, un numero leggermente superiore di quello registrato a maggio, di cui quasi la metà sono cittadini afghani. Sono persone che, come a Calais o a Idomeni, vivono lungo i confini esterni dell’Unione europea aspettando per mesi o anni il momento giusto per poter superare la frontiera.