Bruxelles – Le associazioni dei produttori europei lanciano l’allarme sulle conseguenze che la concessione da parte dell’Unione europea dello status di economia di mercato, il Mes, alla Cina potrebbe avere sull’economia del continente. La decisione che l’Unione si trova ad affrontare potrebbe cambiare la vita di milioni di lavoratori europei e incidere in maniera considerevole sull’economia degli Stati membri.
Milan Nitzschke, portavoce di Aegis Europe, un gruppo di 30 associazioni europee dell’industria manifatturiera, ha lanciato l’allarme: “Quello che la Cina chiede all’Unione è la licenza a fare dumping”. Il termine “dumping” si riferisce alla pratica per cui un produttore vende un prodotto a un prezzo più basso quando esporta verso un altro paese, su un mercato estero, rispetto al prezzo di vendita sul mercato di origine.
L’ingresso della Cina nell’universo delle economie di mercato renderebbe inefficaci i dazi anti-dumping che attualmente proteggono i prodotti europei, verso i quali la Cina compete con prezzi molto al di sotto di quelli di mercato. Per Nitzschke “bisogna presentare una proposta per riconsiderare le procedure anti-dumping in relazione ai cinque criteri che definiscono l’economia di mercato in Europa”, altrimenti “le misure anti-dumping utilizzate in ambito europeo saranno troppo deboli per affrontare i cambiamenti”.
Se l’Unione dovesse concedere tale status alla Cina secondo i produttori europei si aprirebbero le porte “a un attacco senza precedenti a tutta l’industria manifatturiera dell’Unione europea, distruggendo milioni di posti di lavoro”, continua il portavoce di Aegis Europe.
Il pericolo per l’economia europea non è solo legato alla sovrapproduzione cinese dell’acciaio, ma riguarda ogni prodotto e molti settori industriali, come quello delle biciclette. Lo ricorda alla Commissione europea l’associazione europea dei produttori di biciclette (Ebma), la quale chiede che il riconoscimento “non sia automatico”, ma sia vincolato “al rispetto tutti e cinque i criteri dell’economia di mercato europeo”.
In particolare, ad essere compromesso sarà anche “il mercato delle bici, quello delle biciclette elettriche e di altri prodotti simili”, ha avvertito Moreno Fioravanti, segretario generale dell’associazione Ebma. “La sopravvivenza e il futuro dell’industria europa della bici resta al palo se le attuali misure anti-dumping sono svuotate di senso attraverso il riconoscimento dello status di economia di mercato alla Cina”.
Dalla decisione della Commissione europea dipende il futuro dell’economia degli Stati membri. Lo prova uno studio pubblicato lo scorso settembre dall’Economic policy institute (Epi).
Concedere lo status di libero mercato alla Cina e quindi eliminare i dazi anti-dumping porterà a un incremento dei beni importati dalla Cina che costerebbe al Pil europeo una riduzione compresa fra l’1 e il 2%. Preoccupante sono anche le conseguenze sul fronte del lavoro: potrebbero perdere il lavoro tra gli 1,7 ai 3,5 milioni di europei.
Se la Cina dovesse avere lo status, e se ne discuterà mercoledì al prossimo nella riunione del Collegio dei Commissari europei, “sarà impossibile per le piccole e medie imprese europee competere in qualsiasi settore, ha aggiunto il portavoce dell’associazione dei produttori europei di biciclette, Non c’è concorrenza di fronte a un sistema in cui “gli investimenti e le innovazioni cinesi sono finanziate al 100% dal Governo cinese”.