Sento sempre più spesso argomentare contro l’euro portando a sostegno di tesi (raramente) raffinate molte ragioni economiche, addirittura tecniche, alle volte. Ecco, vorrei dire l’euro è una questione politica, non economica. Bisogna convincersi di questa semplice cosa quando si discute della moneta unica, del suo passato, del suo presente ed anche del suo futuro. Questo soldino dal simbolo forse non proprio bellissimo è potuto nascere perché la Germania ovest voleva riunirsi con la Germania est: per farlo Bonn dovette cedere alle pressanti richieste monetarie di Parigi. Se non ci fosse stata questa occasione, gli oltre venti anni di preparazione a questa nascita non avrebbero portato a nulla, perché nulla sarebbe stato l’euro senza la Germania, nulla nel senso che non sarebbe mai nato senza la partecipazione della più forte e più credibile economia del Continente.
Ai tedeschi è convenuta questa nascita perché ha permesso l’unificazione, di economico aveva ben poco. Il vecchio marco se la cavava benissimo e avrebbe forse continuato a farlo ancora per tanti anni. Agli altri paesi serviva, invece, la moneta unica, per rafforzare le loro traballanti economie. Ma anche qui non perché avesse un senso strettamente economico, ma perché era un messaggio politico di unità, di volontà di evitare un progressivo impoverimento. Era un vicendevole puntellamento. Farlo nascere poi, come fu, senza una vera unione politica, senza un’unione bancaria, era evidentemente una fesseria economica, che però per molti anni non si è manifestata come tale perché, anche qui, forte è stata la volontà politica di farlo sopravvivere. Le crisi degli ultimi quattro anni lo hanno dimostrato: i programmi di salvataggio (per la Grecia, per il Portogallo, per Cipro) sono arrivati quando la politica ha deciso di farlo, non quando era economicamente sensato intervenire. Il tracollo, tecnicamente, era già stato superato da un pezzo quando finalmente a Bruxelles si è potuto varare uno straccio di “programma”, come qui si chiamano i piani di aiuto ai paesi in difficoltà. Perché la politica era comunque in grado di tenere vivi quei paesi anche se economicamente erano (e forse sono) morti.
Tutto questo per sostenere che i giudizi degli economisti sul futuro dell’euro, per quanto raffinati, non toccano il cuore della questione, che non è, non è mai stata e mai sarà economica. Ancor meno interessanti sono i giudizi di coloro che chiedono l’uscita di un singolo paese dalla moneta unica, o la totale abrogazione dell’euro. Chi lo dice non ha capito di cosa sta parlando, chi lo dice non ha nelle sue informazioni l’elemento base di analisi che è la scelta politica, contro la quale qualsiasi argomentazione “economica” non ha senso, semplicemente.
Lorenzo Robustelli