Bruxelles – Continua l’assedio della Commissione europea a Google. L’esecutivo comunitario ha dato il via a una terza indagine contro il colosso americano accusato ancora una volta di falsare le regole del libero mercato. “Google ha creato tanti di quei prodotti innovativi che ci hanno cambiato la vita, ma non può arrogarsi il diritto di negare a altre imprese la possibilità di competere e di innovare”, ha affermato la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager.
Per questo Bruxelles oggi ha inviato due comunicazioni degli addebiti: la prima è una continuazione dell’indagine che accusa il motore di ricerca di favorire sistematicamente i propri servizi di acquisto comparativo nelle pagine dei risultati delle ricerche; la seconda, nuova, punta il dito contro i servizi AdWords e AdSense che limiterebbero artificialmente la possibilità per i siti internet di terzi di visualizzare i messaggi pubblicitari dei suoi concorrenti.
AdWords e AdSense – Google inserisce le pubblicità collegate alle ricerche direttamente nel motore di ricerca ma anche come intermediario in siti terzi attraverso la piattaforma “AdSense for Search”. Questi portali mettono a disposizione degli utenti una funzionalità di ricerca, di solito una casella da cui l’utente la lancia e dalla quale oltre ai risultati però, riceve anche le pubblicità collegate. Se poi l’utente clicca su un messaggio pubblicitario, sia Google che la società terza percepiscono una commissione. Grazie ai suoi servizi e alla sua presenza capillare l’azienda statunitense domina il mercato dell’intermediazione pubblicitaria in Europa, con quote che negli ultimi dieci anni hanno sfiorato l’80% dell’intero mercato. Quello che non piace alla Commissione è che Google chiede un’esclusiva nel rapporto e obbliga i terzi a non ottenere pubblicità collegate alle ricerche dai sui concorrenti, li vincola a un numero minimo di sue pubblicità connesse alle ricerche e non vuole che vengano collocate pubblicità dei concorrenti né sopra né accanto alle inserzioni di Google. La Commissione teme che le pratiche in questione abbiano artificialmente ridotto la scelta e soffocato l’innovazione nel mercato. “Non siamo contro la posizione dominante in sé”, ha garantito Vestager, ma “il nostro obiettivo è garantire che anche altre aziende possano partecipare alla competizione nel mercato che deve essere aperto”, e non ristretto artificialmente.
Vendite online – Per quanto riguarda le pratiche sleali nelle vendite online la Commissione, dopo aver inviato una comunicazione degli addebiti nell’aprile 2015 e ricevuto risposta nel settembre dello stesso anno, ha proseguito le indagini e trovato “tutta una serie di nuove prove e dati che ne corroborano la conclusione preliminare”, secondo cui Google abusa di posizione dominante in quanto favorisce sistematicamente i propri prodotti di acquisto comparativo nei risultati delle ricerche generiche. Le nuove prove riguardano in particolare “come Google favorisce i propri prodotti rispetto ai servizi concorrenti, che impatto ha la visibilità di un sito nei risultati di ricerca Google sul suo traffico e come evolve il traffico verso il prodotto di acquisti comparativi di Google rispetto ai concorrenti”, spiega il comunicato dell’esecutivo. La Commissione teme che gli utenti non visualizzino necessariamente i risultati più pertinenti rispetto alle ricerche, ma che queste siano indirizzate a favore dell’azienda stessa.
Abusi negli Smartphone – La terza indagine in corso riguarda invece presunti abusi della posizione dominante per imporre le sue app e il suo motore di ricerca agli Smartphone.