I calcoli della Troika non consideravano il crollo del Pil, i 17 miliardi necessari salgono a 23
Anastasiades chiede “aiuto rinforzato”, la Germania: “Il contributo concordato non cambia”
I calcoli erano sbagliati, si ricomincia da capo. Secondo le stime della Troika (Commissione, Bce, Fmi) per salvare l’economia cipriota serviranno 23 miliardi di euro, invece dei 17,5 previsti nelle settimane scorse. Questo perché le stime per l’anno in corso e per il prossimo prevedono un crollo totale del Pil di oltre il 12%.
Ad ammetterlo è lo stesso portavoce del governo cipriota, Christos Stylianides, che ha dichiarato: “Il memorandum di novembre parlava inizialmente di una necessità di finanziamento di 17,5 miliardi, ma ora è salita a 23 miliardi”. Questo vuol dire che per riportare l’isola al riparo dai pericoli si dovranno trovare altri 6 miliardi. Il ‘piano di salvataggio’ messo in campo a marzo prevedeva un prestito di 10 miliardi da parte di Ue e Fmi (9 la prima, 1 la seconda) e il recupero dei restanti 7,5 attraverso un programma di consolidamento dei conti, riforme e privatizzazioni. Stylianides non ha spiegato come le autorità recupereranno i sei miliardi aggiuntivi ma il presidente cipriota, Nikos Anastasiades, ha scritto una lettera ai 27 paesi europei, indirizzandola al presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso, al presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, e al presidente della Bce Mario Draghi, chiedendo “aiuti in più in vista del momento critico che vive l’isola a seguito della crisi finanziaria”.
Nemmeno il tempo di far circolare il contenuto della missiva che subito Berlino ha fatto sapere qual è il suo punto di vista sulla faccenda. “Il contributo concordato non cambia”, ha spiegato Marianne Kothe, portavoce del ministro delle Finanze tedesco, Wolfang Schaeuble. Insomma “Nein”. Come aveva spiegato già il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, gli Stati Ue non sono disposti a concedere un prestito che sia superiore allo stesso Prodotto interno lordo del Paese (che è di circa 15 miliardi di euro), perché altrimenti il debito schizzerebbe oltre il 160% del Pil, e con un interesse del 4% non sarebbe sostenibile per l’isola. Il problema è che anche ulteriori misure di austerità probabilmente non lo saranno. All’Afp una fonte diplomatica cipriota ha precisato: “Non chiediamo più soldi, ma un aiuto rinforzato alla Troika europea”. Quale potrebbe essere questo “aiuto rinforzato” è ancora tutto da capire.
Alfonso Bianchi
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