Bruxelles – Più potere d’azione all’interno dell’Unione, ma anche la possibilità di lanciare operazioni in Paesi extra europei. La nuova guardia costiera e frontiera europea che verso la fine dell’estate prenderà il posto di Frontex, avrà una prerogativa tutta nuova, quella di intervenire anche fuori dal territorio dei Ventotto per venire in aiuto di un Paese terzo che ne faccia richiesta. Una situazione tutt’altro che astratta che si è già verificata, ad esempio, la scorsa estate, quando, con gli arrivi in Grecia al massimo storico, la Macedonia chiese a Frontex un aiuto nel gestire il caos al confine greco-macedone. Allora l’agenzia Ue per il controllo delle frontiere dovette rispondere che no, Frontex non aveva il mandato per farlo. Ma le cose cambieranno. “L’agenzia avrà il mandato di dispiegare operazioni congiunte sul territorio di Paesi non Ue”, ha spiegato da Bruxelles il direttore generale di Frontex, Fabrice Leggeri, sottolineando che, perché questo possa avvenire, occorre che tra l’agenzia e il Paese sia stato trovato “un accordo sul piano operativo e che i diritti fondamentali siano rispettati”. Su questo punto la nuova guardia frontiera Ue vuole che le cose siano chiare: sì alla massima collaborazione possibile con i Paesi terzi ma “ogni cooperazione condotta dall’agenzia sarà pienamente in linea con il rispetto dei diritti fondamentali”.
La possibilità di agire nei Paesi terzi è solo una delle molte novità della nuova agenzia europea, che nascerà da un deciso restyling dell’attuale Frontex, ma garantendo una continuità con la struttura esistente: “È importante capire – ha spiegato Leggeri – che l’agenzia è costruita su Frontex. Ci sarà un nuovo nome, nuovo personale, ma è la stessa entità”. Tra i cambiamenti più consistenti della nuova agenzia, che manterrà l’attuale sede a Varsavia, la “massiccia assunzione di personale” che sarà effettuata. Il quartier generale dell’agenzia attualmente conta 350 persone, l’obiettivo è di assumerne altre 250, ha anticipato il direttore generale, così da arrivare ad uno staff di 600 membri entro la fine del prossimo anno. E questo solo per quanto riguarda il personale fisso. L’altra grande novità della nascente agenzia sarà invece la possibilità di contare su squadre di intervento rapido composte da personale degli Stati membri che potranno essere dispiegate in massimo una settimana di tempo. Cosa che fino ad oggi era invece assolutamente impossibile, visto che Frontex, alla necessità, doveva di volta in volta implorare gli Stati membri di inviare personale che poi spesso non arrivava.
Dal punto di vista operativo, la maggiore rivoluzione sarà quella delle cosiddette “valutazioni di vulnerabilità” che l’agenzia condurrà sistematicamente sui confini esterni dei Paesi membri così da individuare punti di debolezza e intervenire tempestivamente, “individuando le misure che gli Stati dovranno obbligatoriamente implementare”. Un potere che prima Frontex non aveva. Fin da subito dopo la sua nascita, a partire dall’autunno 2016, la nuova guardia frontiera Ue è intenzionata a cominciare a condurre degli “stress test” sulle frontiere dei Paesi Ue. Un’idea ispirata, ha spiegato Leggeri, alla “crisi dell’eurozona” che ha convinto la Commissione che “c’è bisogno di preparare non solo singolarmente ma collettivamente l’Ue ad affrontare le crisi su base di scenari diversi che sono molto probabili”. Inizialmente si tratterà soltanto di valutazioni pilota, per trovare una metodologia comune su come condurre le indagini, ma i risultati, inclusa l’eventuale individuazione di debolezze, non condurrà direttamente a raccomandazioni di azioni da mettere in atto per gli Stati che, volontariamente, si renderanno disponibili a collaborare per questi primi stress test di prova.
L’agenzia avrà un nuovo ruolo anche sui ritorni. Frontex ha già oggi il mandato di supportare gli Stati nel rimpatrio dei migranti irregolari ma con la nuova struttura ci sarà un salto di qualità, visto che la guardia frontiera europea potrà collaborare anche ai voli di rimpatrio, anziché aspettare che li organizzino gli Stati membri, e avrà un budget per farlo. Resta il fatto che l’agenzia non avrà alcun potere nella decisione di quali migranti vanno rimpatriati, che resterà interamente a discrezione degli Stati.
Grazie al nuovo mandato dell’agenzia, che parla di una gestione integrata delle frontiere, l’agenzia non si limiterà a monitorare i confini ma potrà anche contribuire a contrastare i network di trafficanti o eventuali minacce terroristiche che vengono dal mare. Inoltre, con questo mandato, l’agenzia potrà svolgere anche operazioni di ricerca e salvataggio in mare, cosa che di fatto faceva anche Frontex, ma solo basandosi sul diritto del mare, mentre ora questa possibilità è parte integrante della regolamentazione.