Bruxelles – Dopo la sveglia suonata all’Unione europea dai risultati del referendum sulla Brexit, l’ultima cosa da fare è continuare a fingere che tutto vada bene. Occorre invece rilanciare un vero percorso di ripensamento dell’Ue che non chiuda la porta a possibili “riforme, cambiamenti istituzionali o addirittura modifiche dei trattati europei”. Sarà questa convinzione a dettare la linea d’azione della presidenza slovacca, che per i prossimi sei mesi sarà alla guida del Consiglio dell’Unione europea. A spiegarlo è il premier slovacco Robert Fico che, parlando davanti alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, sottolinea la necessità di non sottovalutare il segnale arrivato da Londra: “Il risultato del referendum non rispecchia solo la posizione dei cittadini britannici, ma anche il fallimento dell’Unione europea nel raggiungere in maniera comprensibile e comunicare il suo contributo ai cittadini”. La decisione dei cittadini del Regno Unito “ci fa capire che l’Ue deve ascoltare meglio le voci critiche, deve diventare più flessibile, meno burocratica, più attenta alle differenze interne e sbarazzarsi del marchio di comunità elitaria incomprensibile ai comuni cittadini, che spesso la vedono come lontana dai loro problemi quotidiani”, è convinto Fico.
Occorre, insomma, un ripensamento radicale e la sede per iniziare a farlo, secondo la presidenza slovacca, sarà il summit informale fissato per il prossimo 16 settembre a Bratislava. Da quel vertice, sottolinea Fico, devono uscire “conclusioni che riprendano le diverse idee dei Paesi sul funzionamento dell’Ue” e anche se secondo qualcuno “una critica troppo forte delle nostre politiche comuni europee non farebbe che rafforzare gli euroscettici e i detrattori dell’Ue”, la presidenza slovacca è invece convinta che “sarebbe controproducente e dannoso, se il 16 settembre concludessimo il vertice constatando che tutto va bene e che semplicemente i cittadini non ci capiscono”, visto che “sappiamo che le cose stanno in maniera diversa”. Evitare l’autorcritica, secondo il premier slovacco, “non farebbe che alimentare altri referendum e la frammentazione dell’Ue con conseguenze imprevedibili”. Al contrario, è arrivato il momento di “guardare in maniera attenta le idee sulla necessità di riforme, cambiamenti istituzionali o addirittura modifiche dei trattati europei”.
La riflessione, secondo la presidenza slovacca, deve iniziare proprio dall’analisi del referendum sulla Brexit, che consente di individuare quali sono “le preoccupazioni e le incertezze dei cittadini che hanno deciso di abbandonare l’Ue” ma anche di vedere “i miti, le menzogne e le mezze verità” messe in campo dai detrattori dell’Unione europea. Su queste, propone Fico, “di qui fino al vertice effettueremo delle analisi per evitare di prendere in giro noi stessi e per sapere quali sono le argomentazioni e gli strumenti che usano quei politici che hanno alimentato i movimenti antieuropeisti e nazionalisti”, così da poterli contrastare.
Per togliere terreno agli antieuropei, spiega Fico, “uno dei punti fondamentali durante la presidenza saranno i cittadini Ue”. In pratica “vogliamo portare un impatto concreto sui cittadini europei perché solo così potremo ripristinare la loro fiducia e lottare contro l’aumento delle tendenze populiste, separatiste e nazionaliste”, sottolinea il premier. Per poterlo fare, però, “dobbiamo smetterla con le iniziative che fanno scuotere il capo ai cittadini europei perché sono iniziative il cui linguaggio non si comprende o di cui non vedono un risultato concreto” insiste Fico, chiedendosi: “Come facciamo a convincere loro quando noi stessi in questo eurocratese facciamo fatica ad orientarci?” Serve insomma un “linguaggio più spontaneo e diretto e bisogna sostituire le idee vuote e superflue con un contributo concreto”.