Bruxelles – L’Unione europea mostra di voler andare compatta nella stessa direzione, almeno per quanto riguarda il suo nuovo rapporto con il Regno Unito dopo il referendum che ha decretato la Brexit. Sulla stessa scia del “no negotiations without notification”, ribadito più volte dal presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, anche Cecilia Malmström, commissaria per il Commercio, ha deciso di adottare la linea dura.
Malmström ha annunciato che non ci sarà nessuna negoziazione su nuovi accordi commerciali con il Regno Unito, senza che prima sia stato completato il processo per l’uscita. “Attualmente esistono due negoziati. Prima di tutto bisogna che il Regno Unito esca dall’Europa e poi si può trattare per un nuovo accordo”, ha spiegato Malmström ai microfoni di BBC’s Newsnight.
Il futuro dopo la Brexit per Malmström è chiaro. In attesa di un nuovo accordo, il Regno Unito diventerà “un Paese terzo” nello scenario europeo e i rapporti economici verranno disciplinati sulla base delle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio. La commissaria ammette di essere consapevole che “questa scelta potrebbe danneggiare i rapporti commerciali ed economici tra Londra e Bruxelles”, ma ha aggiunto: “Il loro voto è stato chiaro”. Come a dire: l’hanno scelto loro e queste sono le conseguenze.
Il fronte del no a nuovi accordi prima dell’uscita non piace a Londra. Liam Fox, deputato del partito conservatore e sostenitore della Brexit ha definito le affermazioni della Commissaria “bizzarre, stupide, pretestuose e ridicole”. Le porte commerciali dell’Europa per il momento restano chiuse e, secondo Malmström, un nuovo accordo commerciale tra il Regno Unito e l’Unione europea potrebbe essere raggiunto, nel peggiore dei casi, anche tra dieci anni.
Il recente accordo commerciale con il Canada è durato sette anni di negoziati e manca ancora la ratifica da parte di tutti i paesi dell’Unione europea. Un accordo con il Regno Unito potrebbe richiedere meno tempo, ma ci vorranno comunque anni e questa prospettiva potrebbe comportare effetti negativi sull’economia. Per questo, una possibile soluzione per accorciare i tempi potrebbe essere quella di ricorrere a un accordo provvisorio simile a quelli che l’Unione ha stretto negli anni con la Norvegia, l’Islanda e il Liechtenstein. Gli accordi con questi Paesi, membri dell’EFTA, l’Associazione europea di libero scambio, si basano su relazioni meno vincolanti per entrambi i contraenti, ma che comunque obbligano i paesi a rispettare le fondamentali regole del commercio europeo su ambiti come la concorrenza, gli aiuti di Stato e la protezione dei consumatori.