Bruxelles – Germania-Italia 7-6, dopo i calci di rigore. Un film dal finale amaro, ma ricco di colpi di scena. Centoventiminuti più rigori di suspance e svolte improvvise di una trama (di gioco) di per sé poco emozionate. E pure, anche stavolta Germania-Italia non è stata una partita come le altre. Finale diverso dal solito, con i tedeschi a fare festa e l’Italia a rifare i bagagli e tornare a casa. Ma la nazionale di Antonio Conte, pur tecnicamente inferiore e sfavorita, ha dato filo da torcere ad una compagine germanica fino a ieri impeccabile e inarrestabile. La collaudata macchina infernale di Germania viene annullata da un’Italia ordinata, ben disposta in campo, motivata, votata al contenimento e al contropiede. Non poteva essere diversamente. La cavalcata azzurra a Francia 2016 è stata costruita attorno alla difesa, unico reparto di certezze rispetto ad un attacco tutto nuovo, tutto inedito, e mai come questa volta senza terminali offensivi di riferimento e punte “vere”. L’Italia fa tutto bene: contiene gli assalti della Germania, soffre, subisce il gol nel secondo tempo per un rimpallo che favorisce il colpo al volo di Ozil, agguanta il pareggio su rigore. Non si costruisce molto, là davanti, ma dopo lo 0-1 la squadra non si demoralizza e si riversa in avanti. L’1-1 di Bonucci dagli undici metri premia un’Italia non in vena di arrendevolezze né regali.
Al 16′ la Germania è costretta al cambio: esce Khedira, infortunato, entra Schweinsteiger. Il primo cambio azzurro nel secondo tempo: all’86’ fuori Florenzi, dentro Darmian. Basta questo dato per far capire la differenza di valori in campo e forze a disposizione. Ma l’Italia, nonostante ciò, non sfigura. Tiene. A fatica, ma neppure eccessiva. In attacco mai veramente pungenti, certamente più pericolosa la Germania, costretta però ai rigori. Conte inserisce all’ultimo secondo utile Zaza – una punta – per Chiellini – un difensore. Cambio in vista dei rigori. Zaza non ripaga come dovrebbe le scelte e la fiducia del ct: rigore alle stelle. E’ solo uno dei tanti errori dal dischetto. Germania-Italia offre probabilmente la più brutta serie di rigore che il calcio europeo ricordi. Tra conclusioni fuori, parate, o palloni sui legni, al termine della serie regolare si contano tre errori su cinque per parte. Sei rigori sbagliati su dieci. L’Italia si ritrova addirittura vantaggio. Dopo tre tiri conduce 2-1, ma Pellè sbaglia malamente il tiro del possibile allungo. Buffon li intuisce quasi tutti, ma non riesce intercettarne altri. Neuer, invece, para ancora su Darmian. Siamo già a oltranza, e la parata vale oro. Hector beffa Gigi Buffon, e per la Germania inizia la festa.
La prova italiana dà valore alla spedizione azzurra in terra di Francia. Mai vista come favorita la squadra di Conte ha saputo superare il gruppo come prima, battendo il Belgio considerato come una delle probabili finaliste. Poi l’Italia ha eliminato la Spagna chiudendo il ciclo magico degli iberici, e infine ha costretto la Germania ai rigori nonostante la netta superiorità tedesca. I rigori hanno inoltre messo in luce alcuni lati meno noti di quella che è considerata un vero e proprio rullo compressore. I tiri dal dischetto hanno al contrario dimostrato come i tedeschi sono tutt’altro che perfetti e infallibili. Vale poco, alla fine. L’Italia viene eliminata mentre la Germania va in semifinale di un campionato europeo per la nona volta nella sua storia.