Un’inchiesta la prima volta tocca la casa reale, i popolari sotto accusa per tangenti
Il movimento Indignados sembra affievolirsi ma nasce il “Partito X”, i nuovi grillini?
Ci mancava solo l’infanta Cristina indagata per corruzione. Con la fiducia degli spagnoli verso politica e classe dirigente ridotta già ai minimi termini, ora arriva anche una tegola sulla famiglia reale. La secondogenita di re Juan Carlos è sospettata di essere coinvolta in un caso di fatture falsificate e gonfiate che vede sul banco degli imputati anche il marito: un terremoto che sta già facendo parlare di una possibile abdicazione del re.
E se il trono traballa, anche la poltrona di primo ministro non sembra del tutto stabile: il partito Popolare al potere viene accusato di un maxi-sistema di tangenti che vedrebbe coinvolto anche il premier, Mariano Rajoy. Una trama di corruzione che investe almeno dieci anni di amministrazioni locali governate da esponenti del partito conservatore: nel mirino tutti i funzionari del partito dal 1990 al 2008. Rajoy incluso.
Tutto questo mentre la situazione economica e sociale del Paese non accenna a rasserenarsi. La banca di Spagna per il 2013 vede una contrazione del Pil dell’1,5% e la disoccupazione è ancora al 26,3%, senza contare il record di quella giovanile che arriva al 55,7%: più di un giovane spagnolo su due è senza lavoro. Nel frattempo Madrid è stata costretta ad annunciare per l’anno in corso misure di austerità per 65 miliardi per sopravvivere alla bolla immobiliare esplosa nel Paese. Il mix tra rabbia per gli scandali e richiesta di sacrifici rischia di rendere la situazione esplosiva, con i cittadini che scendono in piazza a protestare con delle bustarelle in mano, simbolo del sistema di tangenti pubbliche.
Ma se il consenso elettorale nei confronti del governo è stato scardinato dallo scandalo corruzione (i popolari avrebbero perso sei punti solo tra gennaio e febbraio) non si vede per ora all’orizzonte un partito in grado di raccogliere gli scontenti. I socialisti, dopo la fallimentare fine dell’esperienza Zapatero, sembrano essere scomparso dai radar e fanno fatica a proporsi come alternativa credibile alla guida del Paese. Secondo i sondaggi oggi i due partiti maggiori non superano il 47,4% dei consensi: ben 26 punti in meno rispetto alle passate elezioni politiche. Tempi duri per tutta la sinistra, con l’Izquierda Unida passata dal 15% del 1994 ad un misero 5% di oggi.
L’immobilismo dei partiti, la rabbia verso scandali e corruzione, lo scontento per la situazione sociale: gli elementi per la nascita di un partito di protesta ci sarebbero tutti. Manca, per il momento, un Beppe Grillo pronto a raccogliere gli arrabbiati. Ma i primi sintomi di una deriva populista forse cominciano a manifestarsi. A gennaio ha fatto la sua comparsa in rete il “Partito X”. Niente leader, niente nomi, niente simboli. Solo due attori ingaggiati per presentare ai cittadini, in un video, il programma dellla formazione politica. Punti chiave: referendum, wikigoverno, voto permanente e trasparenza. Il gruppo lascia intendere di essere nato dall’esperienza degli indignados, ma non vuole presentarsi come il partito del movimento di protesta. Dalla data di comparsa, l’account Facebook del Partito X conta solo 14.358 apprezzamenti, mentre i follower su twitter sono 19.562. Insomma per ora è tutto virtuale, ma se si passasse alla realtà?
Letizia Pascale
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