Bruxelles – “Un Paese di classe A”, è stata definita così l’Italia nel quinto rapporto Enea sull’efficienza energetica. Il nostro Paese ha superato la prova e, in meno di 10 anni, le famiglie hanno investito quasi 28 miliardi di euro per ridurre sprechi e consumare meno nelle loro abitazioni. Questo ha portato a un incremento degli investimenti del 12% in un anno e alla realizzazione di 2.5 milioni di interventi di riqualificazione energetica nel periodo di tempo compreso tra 2007 e 2015. Di questi, circa il 60% sono stati realizzati con i Fondi Strutturali 2007-2013.
La scelta di puntare sull’efficienza ha premiato anche il settore del lavoro italiano che, per l’energia, impiega una media di 50mila persone l’anno, e ha permesso di evitare l’emissione di 26 milioni di tonnellate di anidride carbonica e la spesa di 3 miliardi di euro per importare fonti fossili.
Ora, secondo il rapporto, l’Italia si classifica come una delle leader nel settore dell’efficienza energetica in Europa, con un livello di intensità energetica del 18% inferiore alla media degli altri Stati membri. E con il 32% degli obiettivi raggiunti per il risparmio in ottica 2020, cioè rispetto ai target fissati per quell’anno dal piano nazionale del 2014.
“Con le politiche nazionali per l’efficienza sono stati raggiunti traguardi importanti, anche se ci sono ancora barriere da superare e forti margini di miglioramento per accrescere il vantaggio competitivo del nostro Paese”, ha sottolineato il Presidente dell’Enea, Federico Testa. Bisogna impegnarsi soprattutto nella modernizzazione dell’efficienza dei condomini risalenti agli Anni ’60 e ’70, su cui si è intervenuti poco. Nel mercato, l’attenzione va invece diretta verso la creazione di “migliori condizioni per l’accesso agli strumenti finanziari”, come ha ricordato Roberto Moneta, direttore dell’unità tecnica per l’efficienza energetica dell’Enea.
Nel rapporto, grande attenzione anche ai consumi finali. La maggior parte è assorbita dal settore civile, poi da quello dei trasporti e dell’industria. Ma in tutti questi ambiti, così come in quello residenziale e non residenziale, i dati – del 2013 rispetto al 2014 – registrano un calo dei consumi.
Per avere più dati delle imprese, nel 2014 – recependo la direttiva Ue del 2012 – è stato introdotto lo strumento della diagnosi energetica per le imprese. Il sistema ha raccolto, nel 2015, oltre 10mila diagnosi, di cui il 45% sono arrivate dal settore della manifattura e il 15% da quello del commercio.