Sabato e domenica prima riunione dell’Unione per il Mediterraneo, dopo la fondazione nel 2008
Intervista al vice presidente dell’Europarlamento: “Uno strumento per sostenere democrazia”
Parigi, luglio 2008. L’ex presidente francese, Nicolas Sarkozy propone di dare vita ad un’organizzazione per avvicinare Unione Europea e paesi Mediterranei: nasce così l’Unione per il Mediterraneo. Il primo vertice, però, è anche l’ultimo. Di lì a poco scoppiano le rivolte della cosiddetta “primavera araba”, i paesi di Medio Oriente e Nord Africa sono attraversati da cambiamenti profondissimi, molti leader autoritari che erano stati partner del progetto, come Hosni Mubarak o Ben Ali, vengono deposti. Oggi, quasi cinque anni dopo, il dialogo dell’Unione per il Mediterraneo è pronto a riprendere: il Presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz ha convocato per questo fine settimana a Marsiglia il primo summit dell’organizzazione, dopo quello che le diede vita. Secondo il vice presidente dell’Europarlamento, Gianni Pittella (Pd-S&D), “l’iniziativa del presidente Schulz è molto importante perché apre una finestra di dialogo privilegiato tra l’Europa e i nuovi Paesi che stanno venendo fuori da questa esperienza per tanti versi contraddittoria ma anche molto importante che è la primavera araba”.
Vice presidente, perché ora un nuovo incontro dell’Unione per il Mediterraneo?
“In questo momento ci sono contraddizioni e c’è una tendenza quasi involutiva all’interno di queste nazioni. Per questo è importante che ora l’Europa sia un interlocutore che aiuti questi governi e questi popoli ad andare avanti sulla strada della democratizzazione. Noi possiamo svolgere un ruolo fondamentale perché abbiamo gli attrezzi. Abbiamo costruito una democrazia transnazionale nel corso di questi 60 anni e questa esperienza la possiamo mettere a disposizione di chi invece non l’ha maturata”.
Cosa può fare l’Europa?
“Noi dobbiamo aiutare le componenti riformatrici della società a scegliere la strada della democrazia, spiegare come noi abbiamo costruito l’Ue e come si può arrivare ad una costituzionalizzazione democratica di questi Stati. Poi dobbiamo anche pensare a progetti concreti di cooperazione culturale, economica, sociale, dobbiamo fare andare avanti l’idea dell’Erasmus euromediterraneo, dobbiamo cooperare nel settore dell’acqua, come delle energie, ci sono tanti campi nei quali possiamo anche dare vita a progetti euromediterranei che rinsaldino e rafforzino i nostri legami”.
Il processo di stabilizzazione può passare anche da obiettivi economici comuni?
“Sì, la cooperazione economica, oltre quella culturale, è fondamentale. Sicuramente dobbiamo rilanciare il grande obiettivo dell’area di libero scambio, che significa fare sacrifici da entrambe le parti. Noi dobbiamo rinunciare ai vantaggi che ci derivano da mercati chiusi e loro devono aprire i loro. Dobbiamo fare un passo in avanti entrambi. E poi bisogna pensare a progetti di scambio tra imprese, realizzare progetti che riguardino la formazione professionale e la ricerca, va rafforzato il partenariato tra le università del mediterraneo”.
Pensa che l’Europa vorrà dedicare le energie necessarie a questi progetti?
“L’Europa ha un’unica strada per sviluppare se stessa ed è quella del Mediterraneo. È inutile pensare ad un progetto di estensione verso est, noi abbiamo già fatto il massimo in quella direzione. L’area di estensione dell’Europa sia in termini di influenza politica, che in termini di rapporto economico è il sud, è nel Mediterraneo”.
L’area più calda della regione in questo momento è la Siria, che sta facendo discutere l’Ue sulla possibilità di togliere l’embargo sulle armi. Crede si riuscirà a trovare una linea comune in tempi brevi?
“Io auspico che ci sia un’azione comune dell’Unione perché uno dei grandi limiti che ha avuto l’Europa nel corso degli anni è quello di non avere saputo e potuto parlare una voce unica nello scenario globale. In particolare nel Mediterraneo spero ci sia un’iniziativa politica che possa aiutare a risolvere la crisi siriana, perché lì c’è un dramma che sta durante da due anni con migliaia e migliaia di morti e bisogna assolutamente fermare questa carneficina”.
Letizia Pascale