Roma – Il presidente del Consiglio Matteo Renzi lo va ripetendo già da prima dell’esito del referendum con cui il Regno unito ha deciso di lasciare l’Ue: “Lo choc della Brexit, paradossalmente, potrebbe essere un fatto positivo” per l’Italia. Adesso che proprio quello scenario, pur inauspicato, è diventato reale, il governo sta pensando a come trasformarlo in opportunità. L’idea è quella di attrarre gli investimenti delle aziende che decideranno di trasferirsi dalla Gran Bretagna in un altro Paese dell’Unione europea. Per farlo, il piano è di creare due no-tax area, una nella zona che ha ospitato l’Expo 2015 a Milano e l’altra nella zona industriale di Bagnoli, a Napoli, dove garantire una detassazione per gli investimenti in modo da intercettare le industrie in fuga dall’Uk.
Per mettere in pratica il piano, però, bisognerà trattare con l’Ue, affinché la concessione di agevolazioni fiscali non venga bocciata come aiuto di stato in contrasto con le regole sulla concorrenza. Secondo il commissario governativo per Bagnoli, Salvo Nastasi, interpellato da Il Mattino, la proposta è già stata avanzata in Europa dallo stesso Renzi. Nastasi, che sostiene di esserne stato direttamente informato dal premier, immagina “una trattativa complessa” con l’Ue, “ma forse ora ci sono le condizioni politiche perché vada in porto”.
In effetti, l’inquilino di Palazzo Chigi sta provando a convincere gli altri leader europei che l’esito del Referendum Brexit è figlio delle politiche di austerità e della scarsa attenzione agli investimenti e alla crescita. Il Leave, ha sottolineato anche in Parlamento, ha avuto più successo “nelle aree in cui è più forte la crisi della manifattura”. Dunque, per rendere di nuovo attrattivo il progetto europeo, bisogna lavorare su crescita e occupazione, è la convinzione del premier.
Un altro fronte su cui l’Italia sta lavorando per sfruttare la Brexit come opportunità è quello del trasferimento delle sedi di alcune autorità europee basate a Londra. C’è l’Ema, l’Agenzia europea per i farmaci, che il nostro Paese “ha le carte in regola” per poter ospitare, secondo il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, la quale è convinta che “il Tecnopolo di Milano sarebbe la sede ideale”. Ma c’è soprattutto l’Eba, l’Autorità bancaria europea, che dovrà lasciare la City e fa gola a molti. Anche per l’Eba, la candidata italiana ideale è Milano, che dovrà vedersela con la concorrenza agguerrita di Parigi e Francoforte. Il presidente di Abi (Associazione bancaria italiana) Antonio Patuelli ha lanciato il suo appello in un’intervista al Giorno, convinto che “le istituzioni italiane non si lasceranno scappare l’opportunità”. Il tempo dirà se ha ragione.