Bruxelles – O la Gran Bretagna fa scattare l’articolo 50 del trattato di Lisbona, o il dialogo per la separazione con l’Ue non comincia. Ma perché questo succeda, serve prima di tutto che i conservatori scelgano un nuovo leader. Sarà lui (o lei) a prendere il posto del dimissionario David Cameron e a diventare il nuovo inquilino del numero 10 di Downing Street.
Il processo per scegliere il successore di Cameron inizia oggi, con una procedura accelerata lanciata dal “1922 Committee”, il comitato esecutivo dei conservatori. E, dopo giorni di incertezze, è stato fissato anche il termine ultimo per scegliere il leader: il 9 settembre. Intanto, entro le 12 di domani, dovranno essere raccolte tutte le candidature.
Le regole dicono che è candidato al ruolo di leadership chi ha il supporto di almeno due parlamentari Tory. Si forma così un primo gruppo di nomi da cui si eliminano, uno alla volta a meno di defezioni spontanee, quelli che ottengono meno voti dai parlamentari, in diversi round. Da questa prima scelta, emergeranno due nomi, quelli dei candidati definitivi tra cui dovranno poi scegliere i membri del partito, a livello nazionale. La procedura richiederà settimane, se non mesi. Quello che è certo è che il 2 ottobre, quando si aprirà la convention dei conservatori, alla guida ci sarà il successore di Cameron.
Per ora, sono due i favoriti. Uno è Boris Johnson, primo cittadino di Londra fino allo scorso maggio, e fra i più convinti sostenitori del Leave. L’altra è Theresa May, ministro degli Interni dal 2010 e figura moderata che su Brexit si era schierata per il Remain, pur rimanendo sempre schiva sulla questione. Gli ultimi sondaggi la danno in vantaggio su Johnson, anche se di poco. Rappresenta un’alternativa, soprattutto per chi era a favore del Remain, tant’è che si è già aggiudicata il soprannome di “candidata stop Boris” e l’appoggio del movimento interno ai Tory Abb: “Anyone but Boris” (tutti ma non Boris). E se la May può godere dell’appoggio dei moderati e di chi la ritiene una garanzia – sta ricoprendo il mandato da ministro degli Interni più lungo da un secolo a questa parte – Johnson ha da poco incassato il sostegno di due nomi importanti, prima schierati a favore del Remain, fra cui una donna. Si tratta di Elisabeth Truss, segretario di Sato per l’ambiente e John Whittingdale, segretario per la cultura.
La stampa britannica ipotizza che entro domani ci saranno circa 12 nomi fra cui i membri dei Tory dovranno scegliere. Tra questi, oltre ai due favoriti, spiccano quelli di altri segretari di Stato come Jeremy Hunt (salute), Liam Fox (difesa), Sajid Javid (business) e Andrea Leadson (energia). Probabile candidata anche un’altra donna del partito, Nicky Morgan, ministro per le Donne e l’equità che, se eliminata dalla corsa alla leadership, potrebbe appoggiare proprio la May. E alcuni già ipotizzano un Regno Unito guidato da una “nuova Margaret Tatcher”.