Bruxelles – Tutto questo parlare di Brexit, ha dato un’idea anche al presidente della Turchia, Recep Tayyp Erdogan. Il processo di adesione di Ankara all’Unione europea è impantanato da anni in paludi burocratiche da cui non si trova via d’uscita. E allora perché non chiedere ai cittadini turchi se valga davvero la pena continuare l’accidentato percorso? “Possiamo interpellare i cittadini come stanno facendo in Gran Bretagna”, ha detto il presidente turco nel corso di un discorso nella tarda serata di ieri, citato dall’agenzia di stampa statale Anadolu. Il quesito, propone Erdogan, potrebbe essere: “’Dovremmo proseguire i negoziati con l’Unione europea, o dovremmo chiuderli?’ Se le persone dovessero dire ‘continuiamo’ allora proseguiremmo”.
Forse soltanto l’ennesima minaccia del governo turco per fare intendere a Bruxelles che se non aumenterà la collaborazione su visti e processo di adesione, allora anche l’appoggio di Ankara sui migranti potrebbe venire a mancare. In effetti Erdogan non smette di manifestare il suo disappunto, accusando l’Ue di non voler accettare la Turchia come stato membro perché è “un Paese a maggioranza musulmana”. Il capo di stato turco ha ricordato che l’adesione era stata promessa ad Ankara già nel 1963, ma 53 anni dopo ancora non è accaduto nulla: “Perché – chiede – state rimandando?”.
Il tema della possibile adesione turca all’Ue è stato toccato da entrambi i fronti durante la campagna per il referendum sulla Brexit. Il fronte del “Leave” metteva in guardia i cittadini dalla prossima invasione di 76 milioni di turchi, mentre Cameron ha assicurato che l’adesione di Ankara all’Ue non potrebbe avvenire prima del 3.000. Una dichiarazione che ha scatenato le ire di Ankara.