Bruxelles – In Europa manca un sistema trasparente dove consultare con facilità dati e documenti delle istituzioni. Un regolamento c’è (il 1049/2001/Ce) ma non soddisfa né i cittadini che chiedono l’accesso a database e verbali, né gli esperti del settore. Molti di loro, riuniti oggi a Bruxelles per un’udienza pubblica del Parlamento sul tema della trasparenza, definiscono il regolamento “obsoleto”. Vecchio di 15 anni – non è stato aggiornato con il trattato di Lisbona – “non garantisce un equilibrio fra interesse pubblico e informazioni che vanno tenute segrete”, ha spiegato la professoressa Paivi Leino-Sandberg, dell’università di Helsinki.
Il primo ostacolo alla consultazione delle informazioni è che ci sono regole diverse per istituzioni diverse. “La Banca centrale europea e la Corte di giustizia hanno un trattamento speciale per cui possono non divulgare i loro documenti, eccezione fatta per l’ambito amministrativo”, ha ricordato Leino-Sandberg. Un altro problema è quello dei metodi di accesso, anche questi ritenuti “obsoleti”. Molte volte i dati non sono in formato excel oppure bisogna aspettare tempi lunghi e pagare cifre alte per poterli consultare. “Siamo in una situazione di stallo”, ha ricordato la professoressa Deirdre Curtin, dell’European university institute di Firenze.
La soluzione è “fissare una soglia minima per la diffusione delle informazioni e per l’accesso attivo dei cittadini ai documenti. Lo riteniamo necessario e sta già accadendo con il Ttip, mentre stiamo lavorando perché si verifichi anche nella parte del trilogo”, ha spiegato Fergal O’Regan, presidente dell’unità coordinate di inchiesta del Mediatore europeo. Oltre ai progressi sul Ttip, altri ambiti sono stati protagonisti di una maggiore trasparenza, come quello dell’informazione medica. “È vitale per i cittadini sapere perché un farmaco è ritenuto sicuro”, ha ricordato O’Regan, ed è per questo che il Mediatore ha dialogato a lungo con l’Ema (agenzia europea dei medicinali) in modo che rendesse accessibili i documenti di pubblico interesse.
Il fatto che le richieste dei cittadini siano sempre di più lo dimostra anche la piattaforma AsktheEu che, dal 2011, ha raccolto oltre tremila domande da tutta l’Ue. Ogni volta che i documenti risultano accessibili, vengono pubblicati online in modo che siano consultabili da tutti. “Il problema più grande con cui ci siamo scontrati in questi anni è che spesso i verbali non esistono”. È dunque difficile sapere quello che si vuole se mancano gli scritti che lo certificano. Difficoltà o meno, circa il 70% delle richieste riceve una risposta, anche se i tempi rimangono lunghi.
Con questo problema si è dovuta confrontare anche la presidenza di turno del Consiglio europeo dei Paesi Bassi, che ha intrapreso un “lavoro graduale” per arrivare a “una maggiore trasparenza”. Per questo, a mandato concluso, la presidenza ha deciso di rendere pubblico il suo bilancio e di fornire, sul sito della rappresentanza, gli estratti delle riunioni che si sono tenute in questi mesi.