Uno “splendido isolamento”?
Su Le Monde Antoine Flandrin intervista Pauline Schnapper sul Regno Unito e le motivazioni del referendum sulla permanenza nell’Unione Europea: storicamente, la politica estera britannica ha mirato ad ottenere un equilibrio fra i paesi europei (nei tempi passati ciò era dovuto alla necessità di evitare minacce provenienti dal continente). Questa tendenza è ancora viva, e si basa sull’idea che la UK sia allo stesso tempo esterna all’Europa ma coinvolta per tutto ciò che può rappresentare una minaccia per i suoi interessi (pensiamo anche solo all’Impero) e ora l’UE è vista da molti come un ostacolo a questo essere “separati,” senza rendersi conto che tale attitudine rende ciechi di fronte alla situazione attuale. Ah, the old good days of the Empire…
La Brexit vista da Washington
Secondo il New York Times il voto sulla Brexit ha un significato che va ben oltre i confini nazionali britannici (e non possiamo negarlo): i brexiteers sostengono che lasciare l’UE sia necessario per proteggere i valori e l’identità nazionale britannica, la sua cultura, la sua indipendenza, il suo posto nel mondo – che pare passino attraverso picchi di xenofobia e ondate anti-migratorie, by the way…I sostenitori del Remain ribattono dicendo che le conseguenze di un’uscita sull’economia sarebbero catastrofiche, ben più di qualsiasi ingresso di migranti in UK. Il loro tratto in comune? Nessuna delle due parti ha mai difeso l’Unione Europea come un insieme di istituzioni significative o degne di enorme rispetto.
You don’t know what you got till it’s gone
Su VoxEurop, Alex Taylor ricorda Joni Mitchell per introdurre il suo articolo sulla Brexit. È possibile che fra tre giorni i britannici decidano di auto-espellersi dal più grande mercato unico al mondo, da un’unione politica e culturale, da un’istituzione che ha i suoi difetti ma che ha comunque preservato la pace per più di 70 anni. E poi? Who knows.
La Brexit e la Spagna
El Mundo, in un long reading sul referendum, sottolinea come i dubbi circa il progetto e il futuro dell’UE, l’instabilità dei mercati, la necessità di ridefinire i rapporti con il Regno Unito, cioè sulle possibili conseguenze della Brexit, riguardi anche la Spagna e i cittadini spagnoli (nonché gli inglesi che vivono in Spagna). Occupazione, turismo, pensioni, roaming telefonico…tutto cambierebbe dopo un’eventuale uscita del Regno Unito dall’UE – spesso non in meglio.
Una voce per la Brexit
È quella del Telegraph: in un editoriale, la redazione del giornale britannico afferma che “Un intero mondo di opportunità attende una Gran Bretagna pienamente indipendente. Questa nazione è una potenza economica leader nel mondo, la sua lingua è globale, le sue leggi sono degne di fiducia e rispetto e la sua reputazione di equo operatore commerciale non è seconda a quella di nessuno. Dire che non potremmo prosperare liberi dai limiti imposti dall’UE è disfattista ed è uno schiaffo alla grande tradizione mercantilistica di questa nazione.” Good luck with that.
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