Farvel Danmark. Arrivederci, Danimarca. Con la sessione di questa settimana il Parlamento europeo saluta la presidenza di turno del Consiglio europeo, dalla prossima volta detenuta da Cipro. A Strasburgo, dove i deputati sono al lavoro fino a giovedì, una delegazione di ministri danesi rappresenterà per l’ultima volta il governo della bella Helle Thorning-Schmidt, passata agli onori delle cronache politiche per il suo programma “green”, per la sua squadra di governo giovane, e per le “attenzioni” che le ha riservato Silvio Berlusconi.
Domani e dopodomani a Strasburgo ci saranno il ministro degli Esteri danese, Nicolai Wammen, il ministro dell’Economia, Margrethe Vestager e il ministro della Giustizia, Morten Bødskov, per l’ultima e delicata volta. Il cosiddetto trilogo (Parlamento, commissione e Consiglio Ue) dovrà infatti discutere del two pack (le ultime misure di controllo dei bilanci, che riguardano in particolare provvedimenti per evitare il contagio a paesi vicini e la messa sotto tutela della Commissione di un paese “fallito”), del programma di bilancio pluriennale e preparare i lavori in vista della riunione del Consiglio europeo di fine giugno. L’agenda si arricchisce inoltre del capitolo spagnolo, con il paese iberico che ha appena ricevuto il via libera per avere aiuti al sistema bancario per 100 miliardi. Per Wammen e Verstager non sarà certo una passeggiata l’ultima a Strasburgo, ma non meno semplice sarà la trasferta di Bødskov: il titolare del dicastero della Giustizia dovrà partecipare al dibattito sulle proposte di revisione delle regole di Schengen. Sulla scia delle pressioni fatte soprattutto dall’allora presidente francese Nicolas Sarkozy, si chiede di consentire agli Stati, in casi di necessità, di riprendere il controllo delle frontiere senza un parere vincolante dalla Commissione. Un’ipotesi che non sembra piacere ai parlamentari europei. “Non vedo l’ora di partecipare ai lavori”, il commento di Wammen. “Abbiamo questioni importanti da affrontare, e finché avremo la presidenza faremo del nostro meglio per risolvere le ultime questioni aperte”. Non che siano riusciti a fare molto di quel che desideravano i danesi, il Trattato di Lisbona in sostanza esautora i presidenti di turno. Volevano una presidenza “verde”, volevano lasciare il segno nella lotta al cambiamento climatico, invece le due cose più importanti sono state il Fiscal compact e le nuove regole sulle banche di Basilea 3. Non è stato un periodo facile, è vero. Per la Danimarca è l’ultima chance. Poi sarà la volta di Cipro, troppo piccola e economicamente inguaiata per pesare sugli altri partner.
Emanuele Bonini ©Eunews.it