Da #HelpCalais a Help Refugees
Lliana Bird, Josie Naughton e Dawn O’Porter hanno lanciato mesi fa l’hashtag #HelpCalais, cercando di raccogliere abbastanza denaro e abiti via Twitter per portarli con un furgoncino a Calais. Le tre donne hanno fatto parecchia strada da allora, e dall’iniziale van sono riuscite a partire a settembre con un camion stipato di aiuti per i rifugiati, con tanto di wish list su Amazon per permettere a tutti di donare qualcosa, che ha portato le donne a ricevere qualcosa come 7.000 pacchi di doni al giorno per intere settimane. La loro Help Refugees, raccontata sul Guardian, ha attualmente in piedi 26 progetti in Europa, ha raccolto 2 milioni di sterline e beni/servizi per un altro milione, riuscendo a dar da mangiare a oltre 20.000 persone al giorno in qualche periodo. Well done, gals.
Fidarsi dei sondaggi? Forse
Nel periodo immediatamente precedente al voto sull’eventuale Brexit, una delle questioni più discusse è anche quella dell’affidabilità dei sondaggi, sottolinea Le Monde, soprattutto dopo la debacle dello scorso anno. Uno dei problemi fondamentali è quello della creazione dei panel, che devono avere una composizione adatta a non dar loro una connotazione univoca (ad esempio non sono adatti panel composti solo da persone eccessivamente interessate alla politica). In più, il tipo di voto rappresentato dalla scelta se rimanere o meno nell’UE è molto diverso da quello a sostegno di un partito. E quindi? Wait and see: pare l’unica cosa certa.
Ponderare l’imponderabile
Un op-ed del New York Times firmato da Roger Cohen ci ricorda che non solo fra due settimane si terrà il referendum sulla permanenza dell’UK in Europa, ma che in generale sono le istituzioni europee e internazionali stesse ad essere sempre più sotto il fuoco dei critici, si pensi all’UE o alla NATO. L’Unione sembra provocare crescente disamoramento fra i suoi cittadini e la crisi greca sembra non avere fine tanto quanto quella legata ai flussi dei migranti: dopo il collasso dell’Unione Sovietica, quello dell’Unione Europea (con conseguente crescita del già enorme potere Russo)? UK, think again, please.
Addio politici, arrivano i cittadini? Think again.
Un editoriale su El País sottolinea come la denigrazione della classe politica (che, diciamocelo, non fa granché per darsi lustro in più di un’occasione) fa parte delle caratteristiche del populismo moderno, ma pesca in un’antico ideale per il quale i cittadini sono idealizzati, intrinsecamente onesti. Spesso però i più critici nei confronti della classe politica sono anche i meno realmente impegnati nella vita civile del loro paese: meglio criticare che fare?
Il triangolo Germania – Turchia – Russia
Perché, si chiede Jan Fleischauer su Der Spiegel, la popolazione tedesca è tanto ostile a Erdogan e tanto benevola nel confronti di Putin? Se fosse possibile, i tedeschi preferirebbero togliere le sanzioni alla Russia per applicarle alla Turchia: dipende dal fatto, si chiede il giornalista, che i tedeschi hanno più timore di Putin che di Erdogan?
Non è Europa, ma colpisce tutti noi. La lista delle stragi americane dal 2007 ad oggi, un’interminabile sequenza di orrori elencata sul New York Times. Abbiamo purtroppo già sperimentato come non valga la teoria di “queste cose da noi non succedono”
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