Bruxelles – Se il 23 giugno la Gran Bretagna voterà per la Brexit e deciderà di uscire dall’Unione europea, ci vorranno sette anni per rinegoziare i rapporti fra le due parti. Lo sostiene il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk che, in un’intervista al giornale tedesco Bild,ha spiegato come avverrebbe la separazione. Secondo Tusk non basterebbero solo i due anni previsti dall’articolo 50 del trattato di Lisbona per negoziare l’uscita, ma se ne dovrebbero aggiungere altri cinque per trovare un accordo approvato da tutti i 27 Stati membri e dal Parlamento europeo. I negoziati sancirebbero un nuovo piano per le relazioni tra l’Unione e Londra ma, come ha ricordato Tusk, “senza nessuna garanzia di successo”.
Le regole europee prevedono che lo Stato membro che vuole lasciare l’Ue lo notifichi al Consiglio. Poi iniziano le negoziazioni sull’accordo per l’uscita dall’Unione. Nel caso specifico della Gran Bretagna si tratterà per lo più di stabilire nuove tariffe sui prodotti britannici e regole che determinino la libertà di movimento negli Stati membri. Il tutto dovrà essere stabilito entro due anni. Se però i tempi si allungano, e se non ci sarà un accordo di proroga approvato all’unanimità dal Consiglio, le regole europee smettono automaticamente di essere applicate al Paese che vuole uscire. Da qui in poi, per la Gran Bretagna, si aprirebbe un processo per una ratificazione lunga e dolorosa, come ha ricordato Tusk.
Di tempi lunghi aveva già parlato anche il primo ministro inglese David Cameron che, su questo referendum, ha puntato tutto, successo politico e destino del Paese. Cameron ha avvertito più volte che, in caso di Brexit, la Gran Bretagna attraverserebbe “una decade di incertezza”. Dieci anni circa di trattative con Bruxelles, in un braccio di ferro serrato. E in una cornice di tempo che vedrebbe susseguirsi con tutta probabilità due legislature inglesi, dato che durano cinque anni e un mese l’una.
Lo scenario dell’uscita di Londra dall’Ue è sempre più plausibile, soprattutto da quando gli ultimi sondaggi danno in vantaggio il fronte del leave. E non di poco, dato che l’ultima indagine online per il sito dell’Indipendent, dello scorso venerdì, dava il fronte della Brexit avanti di 10 punti su quello del Bremain. Un altro sondaggio, del Financial Times, dava in vantaggio i sostenitori del leave dell’1%. Con lo spettro di una Brexit sempre più vicino, Tusk continua comunque a non dubitare del futuro dell’Europa: “Sono sicuro che l’Unione europea sopravviverà, anche se il prezzo da pagare sarà alto”.