Bruxelles – In Germania la disgregazione dei poteri tradizionali prosegue inesorabile. Al rafforzamento del partito di estrema destra Alternative für Deutschland e al calo di consenso per la cancelliera Angela Merkel e il suo partito Unione cristiano-democratica (Cdu), si aggiunge l’annuncio dell’attuale presidente della Repubblica tedesca Joachim Gauck di non ricandidarsi per un secondo mandato. “Non mi sento di poter garantire nei prossimi 5 anni la stessa energia e vitalità” ha affermato Gauck durante una conferenza stampa. “Il modo in cui ciascuno percepisce la propria età è assolutamente soggettivo. Questa è la decisione che mi sono sentito di prendere”. Il capo dello Stato ha oggi 76 anni e allo scadere di un eventuale secondo mandato, nel 2022, ne avrebbe 82. Il 12 febbraio 2017 l’Assemblea federale della Germania (un organo complesso che oltre ai parlamentari prevede anche rappresentanti della società civile) si riunirà per eleggere il successore.
Non è questo quello si augurava chi cerca stabilità politica e tanto meno Merkel. Secondo quanto rivelato da un sondaggio condotto dalla tv pubblica tedesca, il 70% degli intervistati era favorevole ad un secondo mandato. Per quanto il presidente federale abbia una funziona più che altro simbolica, incarnando l’unità del Paese, Joachim Gauck, un pastore protestante, rappresentava una forte autorità morale ed era rispettato dall’opinione pubblica, anche grazie alla sua forte opposizione al regime comunista della Germania dell’Est. Tra i delusi per questa scelta figura anche la cancelliera: “Avevo sperato che potesse assicurare un secondo mandato ma ovviamente rispetto la decisione del Capo dello Stato. Vorrei rinnovare la mia gratitudine per il lavoro svolto ed è un sollievo sapere che resterà in carica ancora molti mesi”, ha commentato Angela Merkel. Gauck si era dimostrato una pedina fondamentale nell’appoggiare, anche se con qualche riserva, la politica di accoglienza dei rifugiati decisa dalla cancelliera.
La decisione rischia di creare nuove tensioni all’interno della grande coalizione di governo, composta dalla Cdu, dal Csu (Unione cristiano-sociale) e dai socialdemocratici della Spd. Ma Merkel ha dichiarato: “Prenderemo una decisione in tutta tranquillità, ci sono ancora due elezioni regionali da affrontare”. Queste votazioni definiranno la composizione dell’Assemblea federale che eleggerà il nuovo presidente, un organo che è dunque composito, che richiede una ricerca di maggioranza che potrà essere molto più complessa di quella che sostiene ora il governo federale.
Nella rosa dei possibili candidati per rappresentare la Germania, l’ala più conservatrice dell’Unione democristiana vede nell’attuale ministro delle finanze, Wolfgang Schäuble, un potenziale presidente. Altri esponenti del partito tifano per il presidente del Bundestag, Norbert Lammert, mentre una parte è favorevole al deputato bavarese Gerda Hasselfeldt, che oltre ad essere eventualmente la prima donna alla presidenza, potrebbe giocare un ruolo chiave per Merkel nel riappacificarsi con il Csu, dopo gli scontri relativi alla gestione della crisi dei rifugiati. I socialdemocratici invece indicano l’attuale ministro degli esteri, Frank-Walter Steinmeier, ma esiste la possibilità che alla fine sia eletto un presidente non decisamente schierato, al di sopra delle parti, come a suo tempo fu Gauck, che riuscì a ottenere il voto di tutti i partiti, escluso Linke.