Bruxelles – Le politiche di austerità volute dall’Europa hanno “minato i diritti economici sociali e del lavoro” e hanno soprattutto “colpito i più deboli”. In Grecia in particolare c’è stata “una massiccia violazione” di questi diritti in seguito ai diversi Memorandum imposti al Paese per evitare il fallimento. È la denuncia lanciata dall’esperto nominato dalle Nazioni Unite, Juan Pablo Bohoslavsky, al termine della sua missione in Europa per analizzare le conseguenze delle politiche di austerità.
“Garantire la stabilità finanziaria e il controllo del debito pubblico è un compito importante”, riconosce Bohoslavsky che però si dice “profondamente preoccupato per un cambiamento paradigmatico che sta minando l’approccio equilibrato di garantire la stabilità economica, l’uguaglianza e la coesione sociale, a favore di un’attenzione sproporzionata alla stabilità di bilancio”.
L’esperto ha definito “paradossale” il fatto che “quando era più necessaria la protezione sociale, questa spesa è spesso ridotta” e in alcuni paesi, tra cui la Grecia, “nello sforzo per assicurare il rimborso del debito pubblico, la spesa sanitaria pubblica e di protezione sociale sono state tagliate troppo”, con tagli tra l’altro che “sono stati spesso realizzati in sistemi di salute pubblica e di protezione sociale che già erano carenti”.
Riferendosi in particolare alla Grecia Bohoslavsky ha parlato di “massicce violazioni dei diritti economici e sociali”, quando invece lo Stato ellenico “è ovvio che ha bisogno di uno spazio fiscale minimo per assicurare il rispetto dei diritti basilare”. La principale raccomandazione fatta ai creditori del Paese è che “una ristrutturazione del debito è fortemente necessaria, e limitarsi a dire che non è sostenibile non basta, bisogna passare alle azioni”. Sempre riferendosi al debito della Grecia l’esperto dell’Onu si è detto “preoccupato” che l’Eurogruppo abbia posticipato al 2018 l’azione sul debito e il fatto “che il taglio nominale sia stato categoricamente escluso”.
La relazione di Bohoslavsky sarà presentata al Consiglio Diritti umani dell’Onu per l’approvazione finale nel marzo 2017, qui il testo integrale della sua dichiarazione di fine missione.