Bruxelles – E’ iniziata questa mattina, come annunciato, l’evacuazione del campo profughi di Idomeni al confine con la Macedonia, in Grecia.
Centinaia di poliziotti stanno imbarcando su decine di pullman gli 8.400 profughi, tra i quali alcune centinaia di bambini, in gran parte provenienti dalla Siria, dall’Iraq e dall’Afghanistan per spostarli in strutture adeguate all’accoglienza in varie parti della Grecia, in particolare nella zona di Salonicco.
Qualche pullman è già partito, ma sembra che non siano più di cinque o sei, e le operazioni stanno procedendo, al momento, senza particolari difficoltà. Il lavoro di sgombero potrebbe durare fino a dieci giorni.
Le operazioni stanno procedendo senza particolari tensioni. “Le prime tende sono state smantellate”, ha riferito alla tv greca il portavoce dell’unità di crisi per l’immigrazione, Giorgios Kyritsis, aggiungendo che “finora non è stata usata la forza”. Le autorità greche hanno deciso di tenere distanti giornalisti e operatori tv, bloccando l’accesso al campo a partire dall’alba. Le uniche immagini trasmesse sono quelle di quattro autobus carichi di migranti che sono partiti da Idomeni diretti verso altre strutture. All’inizio dell’operazione un elicottero ha sorvolato il campo per tracciare un quadro della situazione ed inviare le immagini al quartier generale della polizia.
Save the Children chiede alle autorità greche di assicurarsi che l’evacuazione in corso nel campo informale di Idomeni nel nord della Grecia avvenga in modo pacifico e che ai bambini venga fornita la protezione di cui hanno bisogno durante tutto il procedimento. L’Organizzazione esprime anche preoccupazione circa la mancanza di servizi di base e specializzati, in particolare per i minori che viaggiano soli, nelle strutture in cui rifugiati e migranti verranno trasferiti.
“Le autorità responsabili del processo di ricollocamento devono tenere in considerazione il superiore interesse di ogni famiglia o bambino: più facile a dirsi che a farsi in un processo dove vengono ricollocati in massa gruppi di persone vulnerabili”, afferma Amy Frost, Responsabile della risposta alla crisi dei rifugiati in Grecia di Save the Children.
“Molti bambini, specialmente quelli soli, hanno già subito abbastanza traumi nel loro Paese di provenienza, lungo la rotta o nelle strutture di transito carenti dei servizi di base in cui hanno alloggiato per settimane. Ulteriori ricollocamenti in campi formali devono essere gestiti con sensibilità per assicurarsi che il processo non aggiunga altri traumi”.
La limitata presenza dei servizi di base, come bagni e infrastrutture sanitarie, in alcuni campi formali, per non parlare di servizi e spazi dedicati a bambini e ragazzi e centri destinati a ospitare i minori che viaggiano soli costituiscono inoltre gravi problemi.
“Le autorità che gestiscono il ricollocamento verso altri campi e la gestione di queste strutture di ricezione devono assicurare che in questi luoghi i bisogni di base vengano adeguatamente soddisfatti, prima di trasferirvi migliaia di famiglie e bambini vulnerabili”, continua Frost.
Secondo i media greci, nello sgombero vengono impiegati circa 1.400 agenti. Costruito nel 2015 nella fase più acuta della crisi dei migranti, Idomeni doveva ospitare originariamente 2mila persone per brevi periodi, in attesa di attraversare il confine e proseguire il loro viaggio verso il nord Europa, attraverso la Macedonia e i Balcani. Con la progressiva chiusura della rotta balcanica, il numero dei migranti è salito fino ai circa 12mila registrati a marzo, quando il confine con la Macedonia è stato definitivamente sbarrato. La maggior parte dei migranti bloccati a Idomeni, nonostante le difficili condizioni del campo, si erano finora rifiutati di essere ricollocati in strutture più adeguate, nella speranza di potere in qualche modo proseguire il viaggio verso nord.