Roma – “Pensiamo che il sistema degli hotspot” per l’identificazione e registrazione dei migranti che arrivano in Italia “sia una procedura extralegale”, perché “non esiste alcun quadro normativo di riferimento né a livello nazionale né europeo”. È dura l’accusa lanciata da Alessandro Bechini, responsabile dei progetti Oxfam per l’Italia, in occasione della presentazione di un rapporto pubblicato oggi dall’organizzazione (scaricalo qui), che contestualmente ha lanciato il programma OpenEurope per l’assistenza, soprattutto giuridica, ai migranti che vengono allontanati dagli hotspot.
La procedura per identificare e registrare con le impronte digitali le persone che attraversano il mediterraneo in cerca di asilo o di lavoro in Europa “non sta funzionando”, secondo Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia. Anzi, “genera e ingigantisce il problema dell’esclusione e dell’illegalità”.
La denuncia contenuta nel rapporto sugli hotspot riguarda infatti chi viene respinto “dopo frettolose interviste, realizzate sempre in assenza di un legale o di un rappresentante terzo” che possa testimoniare la regolarità delle procedure, aggiunge ancora. Molte delle testimonianze raccolte da Oxfam riferiscono di intimidazioni durante i colloqui che servono a capire se il migrante abbia o no i requisiti per richiedere protezione internazionale. Un diritto sul quale gli intervistati non verrebbero adeguatamente informati, secondo l’associazione umanitaria.
Nel rapporto, illustrato oggi in una conferenza stampa alla Camera dei deputati, vengono avanzate alcune richieste all’Italia e all’Unione europea. Tra queste, l’invito a precisare nella normativa, nazionale e comunitaria, quanto avviene negli hotspot. A livello europeo, critica l’organizzazione, non si è ritenuto di dover emanare regolamenti o direttive perché si ritiene bastino i quadri regolatori delle agenzie europee che operano nei centri di identificazione e registrazione (Frontex, Easo, Europol e Eurojust). A livello nazionale, si procede attraverso circolari ministeriali invece che sulla base di una legge.
Questa assenza di un quadro normativo, per Oxfam, produce una situazione di opacità nella quale risulta difficile anche verificare il rispetto dei diritti dei migranti. Anche per questo, “chiediamo che come è stato fatto per i Cie (Centri di identificazione ed espulsione, ndr), anche negli hotspot venga garantito l’accesso alle ong e agli operatori dell’informazione”, ha indicato il deputato Pd Khalid Chaouki, presente all’incontro.
L’esponente dem ha colto l’occasione per criticare la proposta “a dir poco fantasiosa” di realizzare hotspot galleggianti, l’idea suggerita dal ministro degli Interni, Angelino Alfano, ma subito gelata dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Contro l’ipotesi di fare l’identificazione e il riconoscimento dei migranti direttamente in mare è stato più duro il collega di Chaouki, Luigi Aquilanti, il quale, pur non pronunciandole, riguardo all’idea di Alfano ha richiamato “le parole di Fantozzi su La corazzata Potëmkin” (una cagata pazzesca, cit.).