Bruxelles – La Commissione europea deve “assumersi le proprie responsabilità”, e emanare un regolamento che unifichi le regole sull’etichettatura di provenienza dei prodotti derivati da carne e latte. Il presidente di Federalimentare, Luigi Pio Scordamaglia, critica l’esecutivo comunitario che “da una parte afferma che il provvedimento sarebbe troppo costoso per l’industria e dall’altra si complimenta con la Francia per averlo introdotto in via sperimentale”, creando un pericoloso precedente che potrebbe “polverizzare il mercato interno”.
La scorsa settimana Strasburgo ha approvato una risoluzione per chiedere l’etichettatura per i prodotti derivati di carne e latte, cosa pensa di questa scelta?
“Il Parlamento europeo ha più volte sollecitato la Commissione ad assumersi le proprie responsabilità, ma l’esecutivo da anni è inadempiente rispetto all’emanazione di regolamenti che avrebbero dovuto normare l’origine degli ingredienti primari. Una cosa che dovrebbe fare anche per rispondere alle sensibilità dei consumatori”.
Bruxelles ha affermato che l’etichettatura anche per prodotti derivati avrebbe dei costi troppo alti per l’impresa
“La Commissione è incoerente perché da un lato ha pubblicato uno studio da cui si evince che il rapporto tra costi e benefici sarebbe eccessivo, cioè costerebbe troppo per giustificare il beneficio della trasparenza, e se così fosse sarebbe una posizione legittima. Poi invece quando la Francia ha iniziato a farlo proponendo un sistema sperimentale, che nei fatti è obbligatori, su Twitter ha affermato che è una buona idea. E questo è grave sia nella forma, perché si anticipa qualcosa su cui si doveva aspettare un’analisi tecnica, sia nella sostanza perché mentre non si fanno regole comunitarie si autorizzano i francesi a fare come vogliono. È inaccettabile”.
Quando parliamo di prodotti derivati ci riferiamo anche a lasagne ad esempio, quelle su cui scoppiò ad esempio lo scandalo della carne di cavallo?
“Il campo di applicazione deve essere ancora chiaramente definito, si deve scegliere la percentuale di presenza di carne, che nel caso delle lasagne è molto bassa. Al momento si parla soprattutto di formaggi e salumi”.
Una delle proposte in campo è quella di inserire un’indicazione di provenienza Ue o ‘non Ue’, voi sareste favorevoli?
“Sarebbe un ottimo inizio, purché la regola sia la stessa in tutti gli Stati. Con il precedente della Francia avallato dalla Commissione si polverizza il mercato europeo che potrebbe finire diviso in 28 marcati con regole differenti. Come per gli Ogm, a cui in passato voleva lasciare libertà id scelta, al semaforo alimentare, su cui si è paura di intervenire per bloccarlo, la Commissione non perde occasione per defilarsi con il rischio che si faccia una Europa a metà”.