dal nostro inviato
Strasburgo – La riforma del regolamento di Dublino sul diritto di Asilo non è abbastanza ambiziosa e lascia troppe scappatoie agli Stati membri per evitare di prendersi le proprie responsabilità. Agli eurodeputati non piace la proposta della Commissione che il primo vicepresidente, Frans Timmermans, è venuto a presentare in Aula a Strasburgo. “Dublino semplicemente non è stato progettato per affrontare situazioni come l’attuale perché non porta soluzione effettive, solidarietà e sostanziale divisione delle responsabilità”, ma “se gli Stati non trovano un approccio comune nessuno Paese sarà capace di affrontare la sfida da solo”, dichiara Timmermans secondo cui la proposta dell’esecutivo “renderà possibile per gli Stati di assumersi le proprie responsabilità”.
“Ci sono una serie di ottimi elementi”, concede Roberta Metsola parlando a nome del gruppo popolare “tuttavia il fatto che gli Stati membri possano pagare per evitare di dove applicare il meccanismo di ricollocamento dei rifugiati è provocatoria e mostra quanto i Paesi siano ancora lontani da una vera condivisione responsabilità”. Per Metsola permettere a un Paese “di esonerarsi dai proprio obblighi pagando, non è il modo migliore di agire: servono soluzioni più efficaci”.
Ancora più duro il commento di Elly Schlein a nome del gruppo S&D. “È una proposta molto al di sotto delle nostre aspettative”, afferma l’eurodeputata di Possibile che ha ricordato che la relazione del Parlamento sul tema “chiedeva il superamento di Dublino, del principio dello Stato di primo approdo e si spingeva a chiedere la centralizzazione della ricezione delle domande di asilo che sarebbero dovute divenire responsabilità europea”. Invece, nota Schlein “resta intatto il principio del primo Paese di arrivo (che si deve far carico della domanda di asilo, ndr) e si è deciso per una logica emergenziale, ma se per anni 6 Stati su 28 affrontano da soli quasi l’80% di richieste non ha senso parlare di emergenza, perché questa è diventata strutturale”. “Purtroppo ci troviamo di fronte ad una ‘rivisitazione creativa’ del Regolamento di Dublino che si riassume con il principio: chi non accoglie paga”, ha commentato Cécile Kyenge del Pd che della relazione del Parlamento dello scorso 12 aprile era stata la co-relatrice.
“Non è il momento di annacquare gli accordi ma di trovare una soluzione una volta per tutte”, e la proposta della Commissione “deve essere rinforzata e noi la rinforzeremo molto”, ha promesso Cecilia Wikström dei liberali Alde, che del provvedimento sarà la relatrice per il Parlamento europeo. Un provvedimento che così com’è “non passerà” ha garantito Jean Lambert dei Verdi. “Si vuole rianimare un sistema creando dei sistemi di sfiato in casi di eccessiva pressione con un sistema automatizzato, ma i meccanismo non sono adeguati alla situazione”, ha aggiunto Cornelia Ernst per la Sinistra Unita Gue.
Per Laura Ferrara del Movimento 5 Stelle “questa proposta non offre alternativa ai barconi” e si lascia al primo Paese di ingresso “il maggior onere”. “Perché aspettare che un Paese arrivi al collasso per far scattare il meccanismo automatico”, di redistribuzione delle richieste di asilo, si chiede Ferrara secondo cui l’Europa “continua a commettere gli stessi errori” mentre, invece di permettere a un Paese di non partecipare al meccanismo pagando una multa, a chi non accetta le proprie responsabilità “si dovrebbe sospendere il diritto di voto in Consiglio”.