Londra – In Gran Bretagna finite le elezioni amministrative riprende la scena il dibattito su Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Dopo la dichiarazione di David Cameron secondo cui Brexit metterebbe a rischio decenni di pace in Europa, arriva la pronta risposta di Boris Johnson, ex sindaco conservatore di Londra e forte sostenitore dell’abbandono dell’Ue, nonché antagonista ufficioso del premier per la futura guida del partito e del governo.
L’ex primo cittadino conservatore, in aperto conflitto con il primo ministro, ha tenuto un lungo discorso di fronte ai volontari di Vote Leave, l’associazione ufficiale per promuovere l’uscita dall’Ue. L’accusa a Cameron è quella di mentire sulla pace in quanto “se pensasse veramente che uscire dall’Ue porterebbe ad una guerra, allora quando è andato a negoziare condizioni migliori a Bruxelles non avrebbe minacciato la nostra uscita” ha dichiarato Johnson.
L’antagonista di Cameron ha continuato attaccando il trattato di Lisbona “che è stato rifiutato attraverso un voto democratico in Francia, Olanda e Irlanda, ” ma nonostante questo “è andato avanti” ha aggiunto. “Questa Ue non è democratica, credete che un greco si senta vicino ad un tedesco? Si sentono una comunità? Non credo proprio” ha concluso Johnson.
E mentre Cameron dichiarava che l’Unione Europea è l’unica istituzione in grado creare una barriera contro l’Isis e di trattare con una Russia sempre più belligerante, il suo collega di partito arringava gli spettatori sul pericolo dell’area Schengen e sulla “migrazione incontrollata” all’interno dell’Europa.
Le dichiarazioni dell’ex sindaco avvengono nello stesso momento in cui si creano alleanze trasversali in vista del voto del 23 giugno. Il neoeletto sindaco Sadiq Khan, laburista e sostenitore di una Gran Bretagna più forte in Europa, ha stipulato un accordo informale con il primo ministro per collaborare nella campagna “Stay” (restare nell’Ue).
Dalla Scozia, intanto, arriva il monito dello Scottish National Party, attraverso la leader Nicola Sturgeon, che minaccia ancora un nuovo referendum nel caso in cui l’Inghilterra votasse per l’uscita e la Scozia per rimanere.
Il tutto si svolge nel bel mezzo dell’oscillazione della Sterlina che da metà novembre è in discesa costante toccando un minimo di 1,23 Euro ad aprile e, attestandosi nel mese di maggio sulla media di 1,26 Euro. Ma la moneta non è l’unica a soffrire dell’incertezza sul voto, infatti, secondo uno studio del sito web Zoopla, piattaforma per la vendita di proprietà immobiliari, il prezzo medio delle case è sceso di circa 25.000 pound nel 29% dei casi.
Secondo Paula Higgins, CEO di HomeOwners Alliance, associazione di proprietari di case, il trend negativo non è dovuto al mercato, ma piuttosto al periodo di incertezza in quanto “molte persone stanno aspettando cosa succederà con Brexit” come riportato dal quotidiano Metro.