Bruxelles – La crescita economica in Europa resta modesta e le previsioni economiche di primavera della Commissione europea parlano per la zona euro di una crescita del Pil dell’1,6% nel 2016 e dell’1,8% nel 2017, a fronte dell’1,7% del 2015. Le stime sono state rivedute leggermente al ribasso rispetto a quelle invernali che parlavano di 1,7% per il 2016 e 1,9% per il 2017. Per l’Unione europea è prevista una flessione della crescita che dal 2,0% dell’anno scorso scenderà all’1,8% nel 2016 per poi risalire all’1,9% nel 2017 (le previsioni d’inverno indicavano 1,9% per il 2016 e 2,0% per il 2017).
“In Europa la crescita tiene nonostante il più difficile contesto mondiale. Segnali indicano che gli sforzi politici profusi stanno gradualmente concretandosi in maggiore occupazione e in un sostegno agli investimenti”, ha dichiarato il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici, secondo cui “per combattere le disuguaglianze dobbiamo fare molto di più”, visto che “nella zona euro la ripresa resta disomogenea, sia tra gli Stati membri sia tra i più deboli e i più forti nella società”, e “questo è inaccettabile”.
“Nonostante il nuovo calo dei prezzi del petrolio a inizio 2016 abbia prolungato l’effetto di stimolo sul reddito reale disponibile, via via che i prezzi del petrolio risaliranno questo sostegno perderà gradualmente vigore”, scrive l’esecutivo in una nota. Stando alle previsioni, nel breve periodo l’inflazione resterà prossima allo zero perché i prezzi dell’energia sono inferiori a quelli di un anno fa. Sono deboli anche le pressioni esterne sui prezzi, per effetto dell’euro in lieve apprezzamento e dei prezzi alla produzione piuttosto contenuti a livello mondiale. L’inflazione dovrebbe registrare un aumento più accentuato nel secondo semestre di quest’anno, via via che risaliranno i prezzi dell’energia e che il maggiore vigore della domanda interna trainerà i prezzi.
Analoga la situazione rispetto all”euro, “sebbene il deprezzamento del passato rechi ancora un qualche giovamento alle esportazioni della zona euro, il recente apprezzamento della moneta potrebbe esporre maggiormente la zona euro agli effetti del rallentamento della crescita esterna”, afferma l’esecutivo. Il ruolo di Mario Draghi è stato positivo. “Le misure della Bce hanno migliorato accesso al credito e avuto un impatto positivo sulla crescita”, e hanno “consolidato le condizioni per gli investimenti”, ha dichiarato Moscovici.
Secondo le previsioni, nel 2016 le esportazioni nette della zona euro continueranno a frenare la crescita; i loro effetti si neutralizzeranno poi nel 2017. La crescita dipenderà quindi dalla domanda interna; l’anno prossimo la crescita degli investimenti dovrebbe salire al 3,8% tanto nella zona euro quanto nell’Unione europea, mentre è attesa una flessione del consumo privato determinata dalla minore crescita del reddito reale conseguente al previsto aumento dell’inflazione.
Nonostante la prevista permanenza di disparità sul mercato del lavoro ancora per qualche tempo, nella zona euro il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere al 10,3% nel 2016 e quindi al 9,9% nel 2017 rispetto al 10,9% del 2015. Per l’Ue nel suo insieme la disoccupazione dovrebbe scendere dal 9,4% del 2015 all’8,9% nel 2016 e all’8,5% nel 2017.
Il disavanzo pubblico nell’insieme della zona euro dovrebbe scendere dal 2,1% del Pil del 2015 (2,4% nell’Ue) all’1,9% nel 2016 (2,1% nell’Ue) e all’1,6% nel 2017 (1,8% nell’Ue). Al tempo stesso il rapporto debito/Pil nella zona euro dovrebbe proseguire la graduale discesa dal 94,4% del 2014, attestandosi al 91,1% nel 2017 (85,5% nell’UE).
Sulle previsioni, afferma ancora la Commissione “aleggiano grandi incertezze”. Tra i rischi esterni la possibilità che un ulteriore rallentamento della crescita nei mercati emergenti, in particolare in Cina, provochi ricadute più pesanti o si riveli peggiore del previsto.
“L’Europa prosegue sulla via della ripresa economica, ma il contesto mondiale è diventato meno favorevole”, ha dichiarato il vicepresidente all’Euro Valdis Dombrovskis secondo cui serve “un’intensificazione dell’impegno di riforma strutturale per risolvere problemi annosi: livello elevato del debito pubblico e privato, vulnerabilità del settore finanziario o perdita di competitività”. Un’azione politica “risoluta” per “riformare e ammodernare le nostre economie è l’unica strada verso una crescita forte e sostenibile, maggiore occupazione e buone condizioni sociali per gli europei”, ha concluso Dombrovskis.