Bruxelles – L’Europa può fare di più nel processo di standardizzazione digitale, per permettere ai dispositivi delle diverse marche e dei diversi Paesi membri di interagire efficacemente, ma “il processo di standardizzazione deve restare come ora su base volontaria e collegato all’industria”, ha affermato il vice presidente al Mercato unico digitale, Andrus Ansip. Parlando al convegno “Setting the standards: 5g, the internet of things and digital growth in Europe”, organizzato a Bruxelles da Politico, il commissario ha spiegato che da parte sua però “la Commissione può avviare alcuni processi investendo soldi pubblici come quelli di Horizon 2020”, il programma europeo per la ricerca, e lo ha già fatto ad esempio “con partenariati pubblico privato sul 5G”. Ma oltre l’avvio del processo l’esecutivo di Bruxelles non può andare e deve essere il mercato a fare a sua parte.
“Sistemi, dispositivi e reti devono essere in grado di ‘parlare’ tra loro per i assicurare un flusso di dati senza intoppi”, e questo “indipendentemente dal loro produttore, dai dettagli tecnici o dal Paese di origine”, e per farlo “hanno bisogno di un linguaggio comune: gli standard”, ha insistito Ansip. Il commissario ha sottolineato che “molti dei nostri concorrenti a livello mondiale – e partner – stanno investendo risorse e capitale politico in rnel processo per mettere in piedi standard efficienti”, e con le iniziative lanciate dalla Commissione l’Europa “farà lo stesso senza lasciare la nostra innovazione svilupparsi in una giungla di standard e interessi diversi”, ha assicurato.