Disoccupazione, barriere verso i ruoli dirigenziali, scarse garanzie nei posti di lavoro, salari inferiori agli uomini, mobbing e violenze. Ma anche colpi di pistola e vite spezzate.
Non si può che aprire la giornata della donna ricordando le due impiegate della Regione Umbria uccise mercoledì mattina per mano di un piccolo imprenditore esasperato dalla crisi: Daniela Crispolti, precaria con contratto di collaborazione, e Margherita Peccati, prossima alla pensione.
Ancora una volta a “pagare” questo periodo di crisi, sono due donne. Due donne uccise mentre lavoravano. Ma purtroppo sono solo le ultime di una troppo lunga lista di vittime. Se a preoccupare sono l’estrema precarietà di genere e la difficoltà nell’essere presenti in posizioni decisionali e ruoli dirigenziali, ancor più allarmante è il numero di violenze e soprusi nei riguardi del genere femminile in Europa e nel mondo senza alcuna distinzione di età, classe sociale o condizione economica.
E’ di un mese fa la risoluzione contro la violenza alle donne proposta dalla Commissione FEMM e votata durante la plenaria a Strasburgo. Martin Schulz denuncia: “La violenza di genere continua a crescere scandalosamente, con un costo pesante per gli individui, le famiglie e la società in generale”. Per il Presidente dell’Europarlamento l’eguaglianza è tuttora solo scritta sulla carta. Le donne sono pagate il 16,2% in meno rispetto agli uomini per lo stesso lavoro e sono sottorappresentate nei ruoli decisionali politici ed economici. È necessario un cambiamento nella lotta per le pari opportunità. È una svolta necessaria a livello politico, culturale, economico. Nei ruoli decisionali il genere femminile è rappresentato solo dal 9 %. Eppure le donne sono il 60% della popolazione laureata.
“Le risposte delle donne alla crisi” è il titolo dell’evento di ieri con cui il Parlamento Europeo ha deciso di iniziare le celebrazioni per l’8 marzo. Deputati europei e nazionali si sono confrontati sugli effetti della crisi economica sul gentil sesso, gli strumenti migliori utilizzati per sconfiggere la crisi, il supporto che l’Europa è in grado di offrire agli Stati membri nel rafforzare i diritti economici e sociali della donna.
La disuguaglianza e la violenza non riguardano solo l’Europa. “Non esiste una vera democrazia che non tenga conto di metà della popolazione”’ così Silvia Costa, Europarlamentare dei Socialisti e Democratici, si interroga sul destino delle donne che hanno guidato la Primavera Araba rendendosi interpreti del cambiamento. Ma ora, a distanza di due anni, che spazio hanno conquistato le donne nelle società nordafricane? Collocate ai margini da vecchi e nuovi fondamentalismi o protagoniste della transizione democratica? Progresso o ritorno al passato? Costa è relatrice del Rapporto d’iniziativa sulla condizione femminile in Nord Africa, al voto al Parlamento Europeo il prossimo 12 marzo. Ieri l’eurodeputata del Pd ne ha discusso con le protagoniste della rivoluzione araba: Sarah Sirgany -Egitto, giornalista (CNN, Al-Akhbar English, Al-Monitor, Daily News Egypt) Sihem Bensedrine – Tunisia, giornalista, attivista Diritti Umani, Sally Toma – Egitto membro della comunità Copta, psichiatra, esperta in riabilitazione per le vittime di violenza e tortura, attiviste e testimoni dirette delle trasformazioni in atto nei loro paesi e in tutta l’area.
Secondo il 78% degli intervistati nell’Eurobarometro, pubblicato alla vigilia della festa dell’8 marzo, le donne in posizioni decisionali nei Paese in via di sviluppo farebbero la differenza sia per il rispetto dei diritti umani che per la prevenzione di conflitti.
“La violenza di genere è un problema del quale l’Europa si deve fare carico” – ha detto Cristiana Muscardini, portavoce del Movimento Conservatori Social Riformatori. L’eurodeputata ha organizzato, per il prossimo 12 marzo a Strasburgo, un convegno dal titolo Mutilazioni genitali, violenza contro le donne: un problema europeo, per riportare ogni tipo di violenza contro le donne al centro del dibattito. Parteciperanno Roberta Angelilli, vicepresidente del Parlamento europeo, Maryan Ismail, Presidente A.D.I.R. (Associazione Donne in Rete), Marina Yannakoudakis, dei Conservatori, Saida Ahmed Ali, Giurista, e Patrizia Toia, dei Socialisti e Democratici.
Intanto lunedì 11 marzo il Parlamento Europeo aprirà la sessione plenaria discutendo tre risoluzioni sui diritti delle donne: l’impatto della crisi economica sull’uguaglianza di genere, la lotta agli stereotipi di genere, e la situazione delle donne nel Nord Africa.
Irene Giuntella
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