Bruxelles – In Europa 10 milioni di persone sono classificate come disoccupati di lungo periodo, cioè in cerca di una occupazione da più di 12 mesi. Il presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, ha fatto presente che si tratta di “numeri pari a quelli di uno Stato che non ha rappresentanza”, e per questo la questione merita l’attenzione dell’Unione europea. Il presidente si è fatto portatore di una proposta per combattere questo gigantesco fenomeno, lavorando insieme al Comitato delle regioni dell’Ue. L’ipotesi approvata a febbraio prevede una distinzione tra una disoccupazione strutturale e una disoccupazione superiore a questa. Della prima continueranno ad occuparsi gli Stati membri, mentre la seconda dovrà essere gestita dall’Unione europea. In pratica sarà determinato un valore che delimita una disoccupazione “fisiologica” per il Paese e su cui questo dovrà intervenire. Una volta superato questo valore, sarà l’Ue ad agire secondo il principio di sussidiarietà.
Rossi ha tenuto a precisare che non è molto d’accordo con il concetto di disoccupazione strutturale: “Personalmente avrei preferito parlare di piena occupazione. Intanto però iniziamo da qui”. La proposta prevede un meccanismo di solidarietà e assicurazione europea che venga incontro agli Stati che più hanno sofferto la crisi e contano più disoccupati di lungo periodo, con l’obiettivo di farli rientrare nel mercato, tramite una forma universale di sostegno al reddito da erogare ai lavoratori in cambio delle disponibilità a impiegarsi in lavori socialmente utili. Il Consiglio europeo ha assunto sulla questione un atteggiamento molto prudente e, secondo Rossi, la proposta è stata annacquata. Per questo ieri il presidente della Toscana, in qualità di relatore per il Comitato delle Regioni, è stato ascoltato dalla commissione affari sociali del Parlamento europeo, in modo da dare “più robustezza alla proposta”.
La richiesta è di maggiori risorse da destinare al fondo Ue per la disoccupazione di lungo periodo: “Vogliamo che se ne discuta nell’ambito della prossima revisione dei fondi strutturali 2014-2020″. In particolare “le risorse necessarie si potrebbero trovare in due modi: introducendo la Tobin Tax (una tassa sulle transizione e speculazioni finanziarie), oppure concedendo maggiore flessibilità nella spesa a quelle Nazioni, o ancora meglio a quelle Regioni, che hanno livelli di disoccupazione più alti”. Per non parlare della questione sollevata dai Panama Papers: “Si parla tanto in queste settimane dei capitali fuggiti all’estero e frutto di evasione ed elusione: 7.500 miliardi, il Pil di Gran Bretagna e Germania assieme. Che si colpisca lì e si crei lavoro per i giovani e per chi non ce l’ha”.
Nel suo intervento il presidente della Toscana ha voluto richiamare l’attenzione sul fondamentale ruolo dei centri dell’impiego e sulla grave scarsità di personale. E’ necessario concentrarsi sulla domanda di lavoro e sulla formazione, in particolare per i disoccupati di lungo periodo: “Ci deve essere un contatto tra l’offerta e la domanda di lavoro” e si devono individuare i servizi standard di cui hanno bisogno sia i disoccupati sia le imprese. Determinare le figure e le competenze richieste dalle aziende è fondamentale per dare la possibilità a chi cerca lavoro di formarsi proprio in quei campi: “Il nodo della formazione è assolutamente decisivo e il capitale umano, ben formato, può essere davvero motore di sviluppo per un Paese”.