di Claudia Vago
Prendete la superficie di Londra, moltiplicatela per tre e aggiungete ancora qualche ettaro e avrete la porzione di territorio britannico posseduta da compagnie segrete con sede in giurisdizioni offshore, come le Isole Vergini britanniche. Questa la rivelazione di Global Witness basata sui dati raccolti da Private Eye e scaricabili dal loro sito arrivata nel momento in cui si discute delle proposte del governo britannico per contrastare i paradisi fiscali, in seguito alla scoperta dei Panama Papers.
La segretezza rende impossibile identificare chi possiede effettivamente questi 485.000 ettari di terreni e altrettanto impossibile è sapere se sono stati comprati con denaro “pulito”. Di certo il mercato immobiliare britannico non ne esce bene, esposto come appare a abusi di politici corrotti, evasori fiscali, riciclo di denaro e altri crimini.
Il valore delle proprietà in mano a società offshore è stimato in 170 miliardi di sterline. Lo scorso anno Global Witness aveva rivelato che grandi pezzi di Baker Street, a Londra, sono in mano a figure misteriose attraverso società offshore con stretti legami con un ex capo della polizia segreta del Kazakistan accusato di omicidio e riciclaggio di denaro. In seguito a queste rivelazioni il primo ministro si era impegnato a trovare modi per rendere il mercato immobiliare più trasparente per fermare il versamento di soldi sporchi.
Global Witness fa appello al governo inglese affinché annunci concrete misure all’UK’s Anti-Corruption Summit del 12 maggio per:
- creare un registro pubblico per le società straniere che acquistano terreni o proprietà in Inghilterra e Galles;
- assicurare che questo registro includa le proprietà che sono attualmente possedute da compagnie straniere, oltre a quelle che saranno acquistate in futuro;
- assicurare che questo registro venga adeguatamente attuato ed applicato.
Il governo inglese sta mostrando forza nell’aver messo questi temi nell’agenda, ma la vera prova verrà dalla capacità di implementare le misure annunciate al summit. I Panama Papers hanno mostrato anche il ruolo di paradisi fiscali collegati al Regno Unito, come le Isole Vergini britanniche, nel facilitare corruzione e riciclaggio di denaro. Metà delle società detenute anonimamente e elencate nei Panama Papers hanno sede in paradisi fiscali britannici o “Territori d’oltremare”. La Gran Bretagna ha il potere di arrestare la segretezza offshore imponendo ai Territori d’oltremare di creare registri pubblici dei veri proprietari delle società che vi si registrano, come succede in Gran Bretagna stessa. Un semplice atto che renderebbe molto più difficile per i criminali e i corrotti nascondere il proprio denaro e che segnerebbe un passo avanti verso quello standard di trasparenza globale che il primo ministro David Cameron ha detto di augurarsi di vedere.
Cameron ha detto di volere che i Territori d’oltremare istituiscano registri completi dei proprietari di società, ma finora c’è stato un solo accordo per istituire registri privati accessibili alle forze di polizia. Ma data la portata della criminalità rivelata dai Panama Papers e da Global Witness prima, la polizia britannica non avrà le risorse per arginare la marea di denaro sospetto. Per funzionare da deterrente a coloro che vogliono nascondere qualcosa occorre che queste informazioni siano disponibili a molte più persone, compresi la società civile e i giornalisti. È il solo modo per rompere i legami con chi finanzia il terrore, con i dittatori sanguinari e altri criminali che utilizzano i Territori d’oltremare britannici per nascondere le proprie fortune.
Pubblicato su Non con i miei soldi il 14 aprile 2016.