Bruxelles – Nei Paesi Ocse sono più che raddoppiato la spesa per affrontare la crisi migranti. Secondo l’organizzazione lo scorso anno sono stati spesi circa 10,6 miliardi di euro. “Gli Stati hanno dovuto trovare grandi somme per coprire i costi di una crisi dei rifugiati storica in Europa”, ma “la maggior parte ha finora evitato di deviare i soldi da programmi di sviluppo”. Il rischio secondo le Ong del settore è vedere delle ricadute negative negli aiuti nei Paesi in via di sviluppo, ricadute che non potrebbero che aggravare la crisi migratoria in atto.
Secondo l’Ocse circa 1,5 milioni di persone hanno chiesto asilo nei paesi Ocse nel 2015, tra cui più di un milione in Europa. In Austria, Grecia, Italia, Paesi Bassi e Svezia, i costi per gestire l’afflusso di rifugiati hanno rappresentato più del 20 per cento della spesa per gli aiuti dello scorso anno.
Le spese per l’ospitalità profughi hanno rappresentato un aumento annuale del 6,9 per cento degli aiuti allo sviluppo per l’anno, ma anche se si escludono i fondi spesi per i rifugiati, questi aiuti sono comunque cresciuti dell’1,7 per cento in termini reali, segnando quindi un trend positivo. Secondo la relazione dell’Osce, che ha riguardato 28 dei suoi Stati membri che compongono il Comitato di aiuto allo sviluppo (DAC), di questi, solo sei (Danimarca, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia e Gran Bretagna), hanno raggiunto l’obiettivo fissato dalle Nazioni Unite di aiuti pari o superiori allo 0,7 per cento del reddito nazionale lordo, mentre per gli altri la media resta (come nel 2014) dello 0,3.