Bruxelles – L’accordo con la Turchia non è perfetto, i dubbi etici e le divergenze d’opinione con il Paese esistono, ma senza l’intesa con Ankara per bloccare il flusso di migranti verso l’Europa, la situazione avrebbe rischiato di degenerare. Così, il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker e del Consiglio europeo, Donald Tusk, hanno spiegato agli eurodeputati l’accordo stretto nel corso del Consiglio europeo di marzo con il governo di Ahmet Davutoglu. “O si accetta che la legge nell’Egeo sia fatta da trafficanti e criminali, oppure si accetta la legittimità dell’accordo in materia di profughi che caratterizza le relazioni tra Ue e Turchia”, ha tagliato corto Juncker.
“Certo – ha ammesso – ci sono alcuni punti rispetto a cui Ue e Turchia hanno pareri completamente divergenti e se anche apprezziamo la cooperazione sui rifugiati dobbiamo essere comunque molto fermi su alcuni punti, come la libertà di stampa”, ha chiarito Juncker, citando il caso del comico tedesco denunciato da Erdogan per diffamazione. Casi come questo, ha sottolineato il presidente della Commissione “non facilitano un ravvicinamento ma un allontanamento tra le due parti”. Eppure, secondo Juncker, “questo accordo ci dà una possibilità di dialogo, di cooperazione e dobbiamo tenere aperte tante discussioni, su tanti aspetti” tra cui il negoziato per l’adesione di Ankara all’Ue che “accogliamo con favore e su cui vogliamo continuare a lavorare”. Dal 4 aprile, ha fatto i conti il capo della Commissione, 325 migranti irregolari sono stati rimandati in Turchia dalla Grecia, mentre 79 sono stati reinsediati dalla Turchia verso l’Europa e questo “non è che l’inizio”.
“L’accordo con la Turchia non è perfetto, siamo perfettamente consapevoli dei suoi rischi e delle sue debolezze”, ha ammesso anche Tusk, secondo cui è stato fatto “tutto il possibile per assicurare che l’accordo rispetti la dignità umana ma, tutto dipende da come questo verrà implementato”. L’accordo “ha sollevato dubbi di natura etica e legale”, non ha nascosto il presidente del Consiglio europeo, dichiarando anzi di “condividere alcuni di questi dubbi” che però “possono essere superati soltanto mettendo in pratica la soluzione così come è stata concordata in ogni dettaglio”. Insomma “anche se il Consiglio prende in considerazione tutti i dubbi e ne condivide alcuni, lo scopo principale era fermare l’immigrazione illegale verso l’Europa”, ha chiarito Tusk. “Senza restaurare il controllo sulle politiche migratorie dell’Ue – ha avvertito – saremmo incapaci di prevenire la catastrofe politica, data dal collasso di Schengen, dalla perdita del controllo sulle frontiere esterne, da caos politico, insicurezza e trionfo di populismo ed estremismo”.