Bruxelles – L’azione dell’Ue per ridurre l’inquinamento da sostanze eutrofizzanti nel Mar Baltico ha avuto un effetto molto limitato. A stabilirlo è la Corte dei conti Ue all’interno del suo ultimo rapporto, secondo il quale i piani degli Stati membri hanno riscontrato una mancanza di ambizione e di indicatori appropriati per combattere l’eutrofizzazione, un fenomeno dovuto all’inquinamento organico delle acque che provoca l’eccessivo accrescimento di alcune alghe, rendendo così l’ambiente inadatto per altre specie.
Gli investimenti nelle infrastrutture per il trattamento delle acque reflue sono stati “efficaci solo parzialmente”, mentre le misure riguardanti l’agricoltura “non sono abbastanza per le dimensioni del problema e il valore aggiunto della Strategia Ue per il Mar Baltico è difficile da accertare”, scrivono i membri della Corte.
Il Baltico è uno dei mari più inquinati al mondo, per questo l’Unione europea ha investito 4,6 miliardi di euro fra il 2007 e il 2013 in progetti per il trattamento di acque reflue in cinque Stati membri del nord Europa. Non solo, i fondi per lo sviluppo rurale hanno mobilitato quasi 10 miliardi di euro a favore degli otto Paesi che si affacciano sul Baltico (Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Lettonia, Lituania, Polonia e Svezia) per iniziative riguardanti anche la protezione dell’acqua. A queste ingenti somme vanno aggiunti i 50 milioni di euro investiti dall’Ue fra il 2001 e il 2014 in progetti co-finanziati in Russia e Bielorussia per migliorare la qualità dell’acqua.
Ma secondo la Corte dei Conti Ue tutto ciò ha avuto un impatto molto limitato sul miglioramento delle condizioni del Mar Baltico. “Serve un intervento più mirato e una maggiore cooperazione con la Russia”, ha spiegato Ville Itälä, il membro della Corte responsabile del dossier.