Roma – La Camera dei rappresentanti egiziana ha inviato a Strasburgo una delegazione di 13 parlamentari per rispondere alla risoluzione con cui, lo scorso 10 marzo, l’Europarlamento ha espresso la propria condanna per l’omicidio di Giulio Regeni, il giovane italiano scomparso il 25 gennaio e ritrovato morto e con evidenti segni di tortura al Cairo, dove svolgeva la sua attività di ricercatore.
L’assemblea parlamentare egizia ha bollato come “inaccettabile ingerenza” la risoluzione del Parlamento europeo in cui, oltre alla condanna per l’omicidio, si accusa l’Egitto di sistematiche violazioni dei diritti umani e si invitano le sue autorità a collaborare in modo trasparente con quelle italiane, con l’obiettivo di un’indagine congiunta per accertare la verità.
Collaborazione che non ha portato i frutti attesi dall’Italia. Anzi, ha provocato una crisi diplomatica, con tanto di richiamo dell’ambasciatore da parte della Farnesina dopo l’incontro tra gli investigatori italiani e quelli egiziani. La squadra giunta a Roma dal Cairo, la scorsa settimana, aveva infatti portato un dossier di oltre duemila pagine sul caso Regeni, ma senza fornire alcuni elementi ritenuti essenziali per le indagini, come i tabulati telefonici del cellulare di Giulio.
Ora, in piena crisi diplomatica con l’Italia, l’Egitto prova a giustificarsi con l’Ue per quelle che il suo parlamento monocamerale giudica “accuse infondate che non hanno niente a che vedere con i fatti”. Secondo i rappresentanti egiziani, la risoluzione approvata a Strasburgo “utilizza un approccio selettivo e politicizzato sulla questione dei diritti umani in Egitto”. La delegazione inviterà gli eurodeputati ad attendere la chiusura delle indagini prima di trarre conclusioni sulla vicenda Regeni, ma le autorità del Cairo dovranno collaborare in modo più fattivo con l’Italia se vogliono che l’appello venga accolto.