Perugia – Cinque scienziati e quattro pazzi sono stati la miscela ideale per creare un ponte tra giovani e scienza. Questo pomeriggio a Perugia è stato lanciato il progetto #EuFactor, che attraverso incontri “veri” ma soprattutto sui social media ha come obiettivo i ragazzi tra i 16 e i 19 anni, e intende sensibilizzarli allo studio delle scienze, della tecnologia e dell’informatica, date le nuove opportunità di lavoro in questi campi e le nuove competenze richieste dal mercato.
I cinque scienziati (quattro donne e un uomo) sono giovani ricercatori italiani che hanno presentato la loro storia e trasmesso la loro energia alla platea attenta, mentre i quattro pazzi, gli ottimi e brillanti componenti della Banda Osiris, spiegavano, a modo loro, qualche segreto della musica. Il tutto con la conduzione del giornalista Federico Taddia.
Il progetto Eufactor nasce da un dato in particolare, e riguarda il tasso di disoccupazione in Europa che oggi ammonta a 22 milioni di persone (a dicembre 2015 i giovani nell’Ue senza lavoro erano il 19,7%), nonostante questo però ci sono circa 2 milioni di posti di lavoro scientifici vacanti, paradosso che spiega in parte come oggi per essere assunti c’è bisogno di competenze specifiche. Un vuoto da colmare oltre che milioni di opportunità da cogliere.
Chiara Bartolozzi lavora all’’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, dove si occupa di sviluppare sistemi di visione e percettivi ispirati alla biologia, per il robot umanoide iCub, ed ha svelato che il simpatico robot-bambino presto avrà una bocca, per comunicare ma anche per “mangiare”, cibi veri, come la cioccolata, da trasformare in energia per il suo funzionamento.
La curiosità è stata la parola chiave usata da tutti i ricercatori, “credete nella vostra curiosità e seguitela”, hanno spiegato tutti. Ed abbiate anche fiducia in voi, come ha raccontato Chiara Petrioli che oggi si occupa di reti mobili, Internet delle cose e sistemi ciber-fisici ed è direttore del Sensor Networks and Embedded Systems laboratory (SENSES lab) presso ilDipartimento di Informatica dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Chiara al liceo si diplomò con un voto mediocre, andò, appena meglio di come andò alle scuole medie, ma poi, caparbia, ha trovato la sua strada, e di carriera ne ha fatta.
Ewelina Jelenkowska, capo della comunicazione esterna della Rappresentanza in Italia della Commissione europea è quella che ha ideato questo progetto per incoraggiare i giovani allo studio di materie scientifiche, “perché troveranno un lavoro, sì – spiega – ma anche perché ci sono carriere davvero fichissime davanti a loro”.
Marco Micheli, astronomo dell’ESA che lavora presso il Neo Cordination Center di Frascati (Roma) invece sin da bimbo amava gli asteroiri, ed ora segue al telescopio quelli potenzialmente pericolosi per la Terra, e, assicura, si stanno studiano i modi per deviarli. Come? Semlicemente mandandogli contro un razzo molto pesante, che ne devii la traettoria anche solo di qualche centimetro, ma abbastanza per deviare il suo viaggio verso la terra. Questo, ovviamente, non come nei film due giorni prima che arrivi l’asteroide, ma 30, 40 anni prima dell’impatto previsto. E lui e i suoi colleghi sanno dove sono queste pericolose rocce orbitanti.
Elisa Palazzi, fisica dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISAC) di Torino lavora allo studio del sistema climatico ed ai processi Terra-Sistema. In sostanza studia come il clima evolverà nei prossimi 100 anni, ed è molto preoccupata per i cambiamenti che l’uomo sta portando, che cambieranno molto, e in peggio l’ambiente in cui vivremo un po’ noi, ma soprattutto i nostri figli, con un’Italia arida e bollente e un nord Europa più caldo ma piovosissimo.
Antonella Viola è un immunologo e studia la relazione fra il sistema immunitario e le malattie. E’ professore ordinario di Patologia Generale al Dipartimento di Scienze Biomediche all’Università di Padova, e vicedirettrice dell’Istituto Veneziano di Medicina Molecolare (VIMM). In sostanza si dà da fare per scoprire cure alle nostre malattie.
Son tutti lavoro fondamentali, fatti da persone “normali” (fino a un certo punto, visto quanto hanno studiato) che hanno famiglia, altre passioni, ma che sono scienziati, come molti giovani posso diventare, senza pensare di abbandonare perché non si pensa si poter vincere un Nobel. Che però potrebbe sempre arrivare.
Durante tutta la campagna, della durata di sei mesi, non mancheranno sorprese online ed eventi per fare divertire e suscitare la curiosità dei giovani..