Bruxelles – Dopo mesi di rinvii sembra essere finalmente vicino il voto della Plenaria del Parlamento europeo sul Pnr (Passenger name record), il registro dei passeggeri dei voli aerei, da più parti indicato come utile strumento nella lotta al terrorismo ma finora bloccato dalla resistenza degli eurodeputati per paura di ripercussioni sulla privacy dei cittadini. La Conferenza dei presidenti ha deciso di fissare per lunedì in commissione Affari interni un voto sulla protezione dei dati, mentre sia questo dossier che quello sul Pnr dovrebbero arrivare al voto della Plenaria giovedì verso ora di pranzo.
“Finalmente sembra che stiamo per votare sul Pnr europeo”, esulta il relatore per la proposta, Timothy Kirkhope dei conservatori (Ecr).”Ci sono voluti cinque anni con molti ostacoli e molte trattative – ricorda Kirkhope – ma credo che l’Ue e il Regno Unito ne abbiano bisogno urgentemente”. Secondo il relatore, il Pnr “ci fornirà un modo vitale per individuare i foreign fighters, i trafficanti di droga e i criminali pericolosi”.
Soddisfatto anche il Partito popolare europeo che rivendica: “Solo la nostra pressione ha spinto il Consiglio a muoversi e ha fatto sì che i gruppi di sinistra del Parlamento europeo abbiano accettato un voto finale”. Secondo il capogruppo dei popolari, Manfred Weber, “il gruppo Ppe ha spinto fin dall’inizio dell’anno per l’adozione di una legislazione che è stata bloccata a causa di un gioco di potere da parte dei gruppi di sinistra” ma “non c’erano argomenti seri a favore del ritardo”.
Anche il partito socialista si dichiara ora “pronto a sostenere la direttiva sul Pnr e il pacchetto sulla protezione dei dati la prossima settimana”. Per l’eurodeputato S&D e presidente della commissione che dovrà votare il pacchetto, Claude Moraes, “queste misure hanno un ruolo importante da giocare per combattere il terrorismo” ma “non sono e non devono essere presentate come una bacchetta magica”. Per l’esponente socialista, “la lezione più importante che deve essere tratta dai tragici eventi di Parigi e Bruxelles non è che non abbiamo abbastanza informazioni sui sospetti di terrorismo, ma che queste informazioni non sono utilizzate o condivise in modo efficace dalle agenzie nazionali”. Insomma “adottare le misure a livello Ue – ricorda Moraes – non è che metà della battaglia”, per questo “alcuni Stati membri dovrebbero finalmente superare i propri egoismi nazionali e fare pieno uso degli strumenti che abbiamo”.