Berlino – Le elezioni regionali in Germania e il successo preannunciato dell’Alternative für Deutschland (AfD) hanno scosso la politica tedesca. L’affermazione della destra anti-immigrazione nei tre Land di Sassonia – Anhalt, Baden – Württemberg e Renania – Palatinato hanno scatenato tutto un mobilitarsi, un rilasciare dichiarazioni e fare autocritica. La colpa di questo risultato è una volta attribuita alla politica dei migranti, l’altra al voto di chi era solito astenersi. Certo è che l’AfD è riuscito a far muovere qualcosa nell’universo politico tedesco, in primis, la paura per le future elezioni di settembre a Berlino.
Angela Merkel, la cancelliera tedesca, afferma che il partito di destra è riuscito a portare alle urne chi fino a poco tempo fa si asteneva. Heiner Geißler, ex segretario generale CDU, constata che “la politica dei migranti riesce a mobilitare grandi fette di popolazione, come è normale”. In Germania, del resto è fisiologico che si abbia una parte degli elettori che senta questo tema come principale, e “AfD ha fatto forza proprio su questo”, ha affermato Geißler.
Potrebbe però smentire questa affermazione il fatto che sebbene i tedeschi siano stati disposti a ricevere circa 1 milione di rifugiati, la Sassonia – Anhalt, il Land dove Alternative für Deutschland ha ricevuto più voti (24,2%) e dove tutti i maggiori partiti hanno visto una flessione, è anche quello con il minor numero di richiedenti asilo. Si tratta anche dello stato dove sono avvenuti il maggior numero di incendi dolosi ai centri di accoglienza. Notoriamente gli Stati dell’ex Germania dell’Est sono quelli che si situano su posizioni politiche spesso estreme, sia a destra che a sinistra. Un esempio è quello della Sassonia, dove tutti i lunedì i manifestanti della formazione di estrema destra Pegida si riunisco per manifestare contro la presunta islamizzazione della Germania.
Una cosa è sicura, c’è del malcontento in Germania, che va oltre la questione migranti, ed è stato espresso in queste votazioni. Nel Baden – Württemberg, dove hanno vinto i candidati dei Verdi (Die Grüne), la CDU ha perso il 12% rispetto alle precedenti elezioni. Anche qui, i giornali tedeschi attribuiscono la vittoria del partito ecologista alla mobilitazione dei non votanti. Secondo un sondaggio della FAZ (Frankfurter Allgemeine Zeitung), una larga fetta di elettori della cancelliera Merkel, avrebbe scelto di rimanere a casa o di votare AfD. Il terzo Land, la Renania Palatinato, è quello dove la rivoluzione è stata minore e il partito di governo uscente, SPD (Sozialdemoktratische Partei Deutschlands), ha perso soltanto lo 0,5% e solo i verdi hanno visto un consistente calo negli elettori, meno 10,1 %. Qui AfD è stata scelta dal 12,6% dei votanti.
Il partito che ha scosso la politica tedesca richiama al voto un elettorato nemmeno troppo trasversale. Giovane, maschio e deluso dalla politica. Un profilo che sembra accostarsi difficilmente al programma politico di AfD, che rimanda ad un passato non troppo roseo. Leggendo le 70 pagine del programma si scoprono cose come l’abolizione dell’aborto, la costruzione di barriere contro i migranti, l’uscita della Germania dall’euro, una società basata sul patriarcato, la perseguibilità penale dai 12 anni in poi, la riapertura dei manicomi e il blocco dei trattati sul clima, perché la CO2 è un elemento fondamentale per il nostro pianeta.
Il partito tedesco si inserisce nel quadro delle formazioni euroscettiche che ultimamente ottengono molti consensi in tutta Europa, portando avanti temi che spesso assomigliano al Front National francese. AfD non è la prima e non sarà certo l’ultima formazione politica che fa del malcontento verso Bruxelles un punto di forza, ma quello che colpisce è il fatto che sia nato in Germania, l’economia più florida dell’UE, annunciando forse una rivoluzione.
Che si tratti o meno di una rivoluzione, non è facile da capire, senza dubbio la Germania si è svegliata con un problema in più da risolvere, ma questa volta potrebbe essere culturale.