Bruxelles – Tutelare maggiormente il sesso femminile nell’ambito della crisi dei migranti. Nella giornata internazionale dedicata alle donne, il Parlamento europeo ha votato una risoluzione non legislativa in cui l’elemento chiave è che una riforma delle politiche di migrazione e di asilo dell’Unione europea deve comprendere misure di genere per garantire la sicurezza delle donne che chiedono asilo, molte delle quali viaggiano con bambini piccoli e altre persone a carico. “Questa risoluzione evidenzia la situazione eccezionalmente vulnerabile delle donne rifugiate nell’Unione europea. Sono fuggite dalla persecuzione nei loro Paesi d’origine, intraprendendo un viaggio pericoloso per raggiungere un luogo sicuro”, ha dichiarato la relatrice Mary Honeyball, del gruppo S&d. Ma in realtà non è detto che le loro sofferenze siano finite a quel punto: “Al loro arrivo nei centri di accoglienza queste donne, già vulnerabili, possono essere state vittime di violenza sessuale, di traffico o di altri crimini violenti e devono affrontare ulteriori ostacoli che aggravano la loro posizione” ha aggiunto Honeyball.
E’ stato per altro sottolineato dagli europarlamentari come la violenza di genere dovrebbe essere un motivo valido per richiedere asilo nell’Ue, includendo in questa categoria anche lo stupro, la violenza sessuale, le mutilazioni genitali femminili, i matrimoni forzati e la violenza domestica. A riguardo la relatrice ha sottolineato che “l’asilo non è neutrale dal punto di vista del genere e le nostre leggi e le nostre politiche devono rifletterlo. Abbiamo bisogno di un approccio olistico che tenga conto del genere in ogni fase della procedura di asilo”. Anche aspetti più controversi sono stati presi in considerazione, per esempio sottolineando la necessità di centri di accoglienza sensibili alle persone Lgbti, cioè non eterosessuali e non-cisgender, essendo particolarmente frequenti le violenze contro di loro.
Varie misure sono richieste dalla risoluzione per garantire che le esigenze specifiche delle donne siano rispettate in tutto il processo di asilo e soprattutto nei centri di accoglienza. Per esempio, tra queste, la creazione di zone notte e servizi igienici separati per i due sessi, una consulenza traumi per le donne che hanno subito violenza di genere e la diffusione di informazioni sul loro diritto di presentare richiesta di asilo indipendentemente dal loro coniuge (un aspetto chiave per l’emancipazione delle donne). Inoltre dovrebbe essere prevista per loro assistenza legale nei centri di accoglienza. Il testo richiama l’attenzione anche sul fatto che la detenzione dei richiedenti asilo per sanzioni meramente amministrative viola il diritto alla libertà. In particolare si chiede poi di porre fine alla detenzione dei bambini, delle donne incinte richiedenti asilo e delle vittime sopravvissute agli stupri, alla violenza sessuale e alla tratta. In generale un aspetto da migliorare nella sua completezza riguarda il perfezionamento delle vie legali nel viaggio verso l’Ue, in modo da scoraggiare il traffico di migranti, ma con occhio attento soprattutto alla sicurezza delle donne rifugiate.
Si è espresso sul tema anche Filippo Grandi, alto commissario delle Nazioni unite per i rifugiati, durante il suo intervento al Parlamento europeo. Egli ha invitato a riflettere su come l’immagine più diffusa di giovani uomini che arrivano nell’Ue per cercare lavoro sia solo una parte della realtà. Circa i due terzi degli arrivi è composto da donne e bambini (rispetto al 41% dell’anno scorso), i più a rischio di abusi e violenze nel percorso che dai loro Paesi di origine li porta alle sponde dell’Europa. Più precisamente, secondo i dati riportati dal commissario, il 20% delle famiglie siriane in fuga dalla guerra sono guidate da donne e quelle che viaggiano da sole, in stato di gravidanza o con figli al seguito, sono più numerose degli uomini dall’inizio del 2016. E proprio loro “sono sproporzionatamente esposte alla violenza e agli abusi sessuali da parte dei trafficanti e delle reti criminali” ha sottolineato l’alto commissario, perciò è più che mai necessario incentivare i trasferimenti legali disincentivando la tratta di persone. Alcune misure per ridurre i rischi sono già state prese e tra queste Grandi ricorda i “blue dots”, creati dalla cooperazione dell’Unhcr con Unicef e con il Comitato internazionale della croce rossa: sono questi centri per il sostegno che garantiscono in un unico luogo spazi sicuri, servizi essenziali, spazi per giocare, protezione e supporto per i bambini e le loro famiglie.