Roma – “Il ritmo dei negoziati è stato molto deludente, abbiamo visto pochissimi progressi” nelle trattative sul Ttip, il trattato di libero scambio con gli Stati Uniti. È il commissario europeo per l’Agricoltura, Phil Hogan, a riferirlo in audizione all’Europarlamento meno di due settimane dopo la chiusura del dodicesimo round negoziale. “Ogni settimana che passa”, segnala, “si riducono le prospettive che l’accordo venga chiuso entro la presidenza Obama”, e dunque entro fine anno. Le presidenziali statunitensi si terranno infatti a novembre e il passaggio ufficiale di testimone avverrà a gennaio.
Riguardo agli obbiettivi sul Ttip, Hogan è categorico: “Non ci sarà un accordo che diminuirà gli standard alimentari dell’Ue”, e se contenesse “un focus solo sulle tariffe sarebbe un cattivo accordo”. Inoltre, punto molto sensibile per il settore di competenza del commissario, il Ttip “deve proteggere i prodotti a denominazione d’origine”, un fattore su cui l’agroalimentare europeo punta per tutelare le produzioni di qualità. Infine, indica Hogan, “non ci sarà una piena liberalizzazione del mercato per i settori sensibili” e, in ogni caso, qualsiasi intesa verrà sottoposta al giudizio dei 28 e del Parlamento europeo.
Il titolare europeo del portafoglio Agricoltura ha parlato anche di “sforzi e contatti per la normalizzazione” delle relazioni commerciali con la Russia. Anche su questo fronte, sul quale gravano sanzioni e contro sanzioni legate alla crisi in Ucraina, si procede a rilento e “succede molto poco”. Hogan attribuisce a Mosca la responsabilità, e fa notare come sia “difficile negoziare con il ministro dell’Agricoltura russo, se si trova nella lista nera delle persone che non hanno accesso all’Ue”.
Il regime di restrizioni agli scambi con la Russia contribuisce ad aggravare le difficoltà in cui versano molte imprese agricole in Europa. Il commissario promette dunque delle “proposte nelle prossime settimane”, volte a “mettere insieme un pacchetto di misure anti-crisi per gli agricoltori in difficoltà, soprattutto nei settori lattiero-caseario e della carne suina”.
Tra gli interventi che la Commissione sta valutando c’è l’agevolazione degli aiuti ‘de minimis’ e il ricorso a una misura eccezionale per limitare la produzione e stabilizzare un mercato in grave squilibrio. Non si tratterà però dell’aumento dei prezzi di intervento, ovvero l’importo al di sotto del quale l’Ue interviene attraverso l’acquisto di eccedenze, il ritiro dei prodotti dal circuito alimentare, la loro trasformazione in prodotti di facile smercio o l’invio degli stessi ai Paesi terzi bisognosi. Secono Hogan è “uno strumento inadeguato, invece di far diminuire la produzione avrebbe l’effetto opposto”.
Una ipotesi sulla quale si punta è quella di stimolare gli scambi con l’esterograzie allo “sviluppo di uno strumento di credito all’export per sostenere e incoraggiare i prodotti agroalimentari”. Il commissario precisa che un tale meccanismo “esiste in 14 Paesi europei”, anche se “non specificamente per questi settori”. Ancora una volta, come per l’implementazione del Piano Juncker, l’intenzione è di chiamare in causa la Bei. Infatti, conclude Hogan, “la questione del finanziamento” di questo credito “può essere ben risolta dalla Banca europea per gli investimenti”.