Zero Waste al Parlamento Europeo per dimostrare che fare a meno delle discariche è possibile
Tra i casi più virtuosi quello di Capannori, un comune toscano che ci è quasi riuscito
Un italiano al Parlamento Europeo ad illustrare pratiche virtuose per la gestione dei rifiuti? Può sembrare fantascienza, eppure è proprio così. Non c’è solo l’Italia che ricicla appena un terzo della sua immondizia e che rischia milioni di multe per la questione rifiuti. Qualche volta riusciamo a distinguerci anche per risultati positivi e progetti ambiziosi. È il caso di Capannori, piccolo comune di 46 mila abitanti, in provincia di Lucca che sulla gestione rifiuti ha pochi rivali: è stato il primo comune in tutta Europa ha dichiarare l’obiettivo “rifiuti zero” per il 2020 e, a quanto pare, è sulla buona strada per riuscire a realizzarlo.
Il caso del virtuoso comune toscano è stato uno dei temi di discussione della giornata organizzata da Zero Waste per portare alle istituzioni europee la testimonianza che l’obiettivo rifiuti zero (fare tendere allo zero la quantità di rifiuti conferiti in discarica) è davvero raggiungibile. E a guardare Capannori neanche troppo lontano. Qui la raccolta differenziata è arrivata all’82%, i rifiuti complessivamente sono calati del 35% in soli cinque anni.
Come? Vengono raccolti a domicilio vetro, plastica, lattine, organico e altri rifiuti. Dei microchip posti nei sacchetti dell’immondizia misurano la quantità di materiale indifferenziato: chi è meno virtuoso paga di più. Circa tremila famiglie usano il composter, quello nella mensa del municipio produce concime per le aiuole comunali. Detersivi, acqua e latte si comprano alla spina per non sprecare plastica. Kit di pannolini riciclabili sono stati regalati alle famiglie con figli. Le sagre sono diventate ecosagre, rigorosamente senza stoviglie in plastica. Bandite, così come i sacchetti di plastica per la spesa, sostituiti da borse in tela.
“Sei anni fa, quando abbiamo aderito al programma zero rifiuti eravamo considerati pazzi, poi un eccezione, oggi siamo considerati un interlocutore credibile” racconta orgoglioso il primo cittadino, Giorgio del Ghingaro che però lamenta: “puntiamo a zero rifiuti ma abbiamo anche zero incentivi. Non abbiamo avuto appoggio dall’Europa, ne dall’Italia né dalla Toscana”. Sulla scia di Capannori oggi già 123 comuni in tutta l’Italia hanno aderito a “zero waste”.
A livello europeo, secondo l’Eurostat, ogni cittadino produce in media 503 chili di rifiuti, di cui il 37% finisce in discarica, il 23% viene incenerito, il 25% riciclato e il 15% compostato. In Italia le cose vanno un po’ peggio. Produciamo più rifiuti urbani della media europea e, soprattutto, ne inviamo in discarica quasi la metà.
“Per l’Italia meridionale quello dei rifiuti è un problema eterno – ammette il capo del Comitato Scientifico Zero Waste Europe, Enzo Favoino – ma dove si sta adottando la strategia zero rifiuti il problema si sta risolvendo: Salerno, ad esempio, applica più del 50% di raccolta differenziata porta a porta”. L’obiettivo è puntare almeno al 70% perché “se aumenta la differenziata diminuiscono i costi e si può passare dagli investimenti sui progetti a quelli per la creazione di posti di lavoro”.
Sull’Italia dice la sua anche Andrea Zanoni, eurodeputato di Alde, originario della provincia di Treviso, la più virtuosa del nostro Paese in fatto di raccolta differenziata: anche secondo lui l’obiettivo zero rifiuti è a portata di mano. “Abbiamo tecnologie, mezzi e convenienza economica nel farlo. Il problema è la volontà politica”. Per questo, chiede, “è importantissimo un incentivo da parte dell’Europa per cambiare strada”.
Letizia Pascale
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