Bruxelles – Il progetto dell’Italia, che qualche giorno fa ha aperto il primo corridoio umanitario per fare arrivare 93 rifugiati siriani dal Libano, è “un buon esempio di quello che l’Europa può fare per aiutare i migranti e affrontare gli attuali flussi di rifugiati”. È questa la valutazione del Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muižnieks, che oltre a lodare l’impresa italiana, sollecita i governi dei Paesi membri a seguirne l’esempio, in modo da diminuire i movimenti illegali dei migranti. Per il Commissario “aumentare le vie legali per i rifugiati che cercano protezione in Europa è una delle misure più efficaci per risparmiare loro viaggi pericolosi e far mancare il terreno sotto i piedi ai contrabbandieri, che diventano più ricchi quando le restrizioni alle migrazioni sono più rigide”. Il progetto dell’Italia, secondo Muižnieks, è una “promettente impresa tra Stati e attori non statali, che potrebbero servire come canale effettivo per migliorare l’integrazione dei rifugiati”.
E’ infatti andato a buon fine il primo viaggio del progetto pilota di corridoi umanitari promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia, dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Tavola valdese in accordo con i Ministeri degli Esteri e dell’Interno, grazie al quale 93 siriani, di cui 41 minori, sono giunti a Fiumicino dal Libano, con un regolare volo di linea, tramite un visto per motivi umanitari rilasciato dall’ambasciata italiana di Beirut. Da Roma, alcuni di questi profughi sono stati diretti verso Trento, Reggio Emilia, Torino, Aprilia e Firenze, ospitati dalle comunità che hanno promosso il progetto.
Secondo il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, il progetto italiano manda un messaggio forte all’Europa: “Non si riesce ad affrontare il tema dei grandi flussi migratori con le decisioni unilaterali, innalzando muri o steccati. Queste sono decisioni pericolose e non funzioneranno”. Per il ministro degli Esteri, solo azioni concordate dall’Ue nel suo complesso potranno essere davvero risolutive: “Abbiamo bisogno di condividere a livello europeo un’impegno comune”.