Roma – Chi si attendeva una distensione dei rapporti tra Roma e Bruxelles, con la visita in Italia del presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, è stato accontentato. Non si sa per quanto rimarrà sepolta l’ascia di guerra, visto che a maggio arriverà il giudizio sulla Legge di stabilità e i conti del nostro Paese continuano a preoccupare Palazzo Berlaymont, come dimostra il ‘Country report’ pubblicato oggi. Tuttavia, Juncker è venuto dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a ripetergli quanto già aveva detto al Parlamento europeo: “La Commissione, che non è un raggruppamento di burocrati e tecnocrati, non è a favore di un’austerità cieca e stupida”.
Lo stesso Juncker ha richiamato la comunicazione del 23 gennaio 2015, in cui si fissano i criteri interpretativi per la concessione della flessibilità di bilancio “che l’Italia usa giustamente”. “Noi ci atteniamo a quella comunicazione” e “condividiamo la linea della Commissione sulla flessibilità. Vorrei fosse scolpito sulla pietra”, ha dichiarato Renzi da parte sua, aggiungendo: “Jean Claude ha detto che l’austerità è stupida. Sottoscrivo”.
Dunque, l’atteso disgelo è arrivato, tant’è che il capo dell’esecutivo comunitario ha registrato “un’ampia identità di vedute”, e su tutti i fronti sono “più i punti di incontro che i parziali disaccordi, a volte maldestri”. E in precedenza, durante il colloquio, su Twitter si è detto “felice di incontrare il mio amico Matteo Renzi durante la mia visita in Italia. Prepariamo il consiglio europeo del 7 marzo. Insieme per un’Europa più forte”.
Happy to meet my friend @matteorenzi during my visit to #Italy. Preparing 7/3 #EUCO.Together for a stronger #Europe. pic.twitter.com/UJMl3gDmuj
— Jean-Claude Juncker (@JunckerEU) February 26, 2016
Un appuntamento, il vertice del 7 marzo, in cui si dovranno necessariamente fare passi avanti per sbloccare l’empasse dei 28 sul tema migrazioni. Su questo Juncker ha profuso lodi per l’Italia, che “già dal 2011 si è comportata in maniera esemplare” (un modo per dire che concederà lo 0,2% di margine richiesto per le spese di accoglienza?). E “se tutti” ne seguissero l’esempio e “rispettassero gli impegni presi” con l’Agenda europea per le migrazioni, secondo Juncker, l’emergenza sarebbe gestita senza problemi. Purtroppo però, ironizza, “molti governi sono inseguiti dal buon senso ma corrono più veloci”.
Anche Renzi ha denunciato il mancato rispetto degli impegni. “Noi abbiamo fatto la nostra parte sugli Hotspot, ma gli altri Paesi non hanno fatto la loro su rimpatri e relocation”. L’auspicio è che la Commissione “possa vincere le resistenze anche di quei capi di Stato e di governo che fin qui hanno mostrato meno sensibilità”. Perché “la solidarietà non può essere monodirezionale – ha avvertito – e cioè andare bene solo quando c’è da prendere soldi”. Il rinnovo della malcelata minaccia ai Paesi dell’Est, di legare il riconoscimento dei Fondi strutturali europei, in futuro, alla disponibilità ad accogliere rifugiati.
Dopo aver sottolineato la comune intenzione di rinnovare il Piano per gli investimenti strategici, il Juncker ha espresso parole di apprezzamento per il documento sul futuro dell’Europa presentato qualche giorno fa dal governo Italiano. “Molto raramente mi sono visto proporre un documento di riflessione di questo livello”, ha dichiarato. Esistono “poche divergenze rispetto alle posizioni della Commissione”, ha aggiunto, ma è senza dubbio una proposta “pro-Europa, che dà nuovo coraggio a chi crede nella costruzione europea”.