La vice presidente della Commissione: “Non informano le associazioni dei loro diritti”
La spesa per i consumi è pari al 56% del Prodotto interno lordo dell’Unione europea
Permettere al consumatore di fare scelte informate, tutelarlo nei suoi acquisti e migliorarne i diritti. Gli strumenti per farlo, anche a livello europeo e non solo all’interno dei singoli Stati, ci sono o ci saranno in tempi brevi. Peccato che spesso nessuno lo sappia: non i cittadini, né le associazioni di categoria, né tanto meno gli avvocati che quei diritti dovrebbero tutelarli.
È prima di tutto una criticità a livello informativo quella che il commissario alla cittadinanza, Viviane Reding, individua facendo il punto sulla protezione dei consumatori con i membri della Commissione mercato interno del Parlamento. Molti i temi all’ordine del giorno per monitorare l’andamento dell’ambiziosa Agenda del Consumatore adottata a maggio dello scorso anno: dal mercato unico digitale, alla protezione dei dati, fino alla direttiva sulle prassi commerciali sleali. Su molti dei punti l’accordo è unanime, come sottolinea lo stesso commissario: “Siamo soddisfatti – ha detto Reding – nel vedere che ci sono punti di consenso generale che si stanno moltiplicando, significa che siamo sulla strada giusta”. Gli sforzi ora vanno però rivolti all’applicazione delle norme. “Gli Stati membri non stanno facendo un buon lavoro” ammonisce Reding e lo si nota “parlando con le associazioni di consumatori che non sono consapevoli dei loro strumenti”. E se non lo sono è anche perché “il settore specializzato, i giuristi, non sanno che esistono questi strumenti di legge”. Per questo è fondamentale una “sensibilizzazione verso tutti gli operatori di giustizia”.
Tutelare i consumatori è obiettivo non secondario: basti pensare che la spesa per i consumi è pari al 56% del Pil dell’Unione europea. Per questo migliorarne la fiducia, specialmente in un periodo di ristrettezze economiche, ricorda Reding, può creare opportunità importanti per tutti. Soprattutto per il mercato unico digitale.
Ma l’attenzione è rivolta anche alla direttiva contro le prassi commerciali sleali, “vantaggiosa per aziende e consumatori ma che necessita di ulteriori sforzi per una corretta applicazione”. Non solo i consumatori ma anche le aziende devono essere protette. L’obiettivo è quindi modificare anche la direttiva sulla pubblicità fuorviante per renderla più severa.
Altro strumento importante è la riforma sulla protezione dei dati. Una disposizione che, secondo Reding, “apre decisamente i mercati” e “farà risparmiare alle aziende 2,3 miliardi di euro l’anno”, ponendo fine alla frammentazione degli oneri amministrativi. La chiave per garantire l’applicazione, secondo il commissario, avere un regolatore nazionale sul territorio con il potere di imporre sanzioni del 2% rispetto al giro d’affari dell’azienda.
Per i cittadini sarà poi vantaggiosa, ricorda Reding, la legge europea sulle vendite. Ora solo il 6% dei cittadini fa acquisti su internet oltre frontiera ma “un domani gli ostacoli saranno rimossi e si potranno implementare le vendite”.
Letizia Pascale
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