Roma – Il Partito socialista europeo si avvia a discutere la proposta del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, di istituire delle primarie per la scelta del candidato alla presidenza della Commissione europea. Il Ppe ha già adottato una forma di preselezione alle passate elezioni, in un Congresso dove i delegati furono chiamati a scegliere tra due candidati, Michel Barnier e Jean Claude Juncker. Non delle vere e proprie primarie, ma comunque un confronto. Per Antonio Tajani, vicepresidente del Parlamento europeo e del Ppe, fu “l’esempio di una scelta condivisa”. Se anche il Pse seguirà questa strada, selezionando il proprio candidato “attraverso una scelta più democratica, ne siamo ben lieti”, dice l’europarlamentare in una intervista a Eunews, nella quale subordina l’istituzione di un ministro delle Finanze europea alla realizzazione dell’Unione fiscale e affronta anche il nodo del rapporto di Forza Italia con un partito euroscettico come la Lega di Matteo Salvini.
Presidente Tajani, Renzi propone delle primarie per la candidatura alla presidenza della Commissione europea. Il Ppe ha fatto una preselezione per scegliere già la candidatura di Jean Claude Juncker. Bisogna istituzionalizzare il sistema?
“Noi abbiamo fatto un congresso dedicato alla scelta del candidato. C’erano due nomi, Juncker e Michel Barnier, sui quali abbiamo avuto un dibattito interno e siamo arrivati alla selezione dedicando un intero lavoro congressuale a questo. Noi abbiamo fatto questa scelta e sono contento che il Partito socialista europeo, o almeno un autorevole esponente del Pse, qual è Renzi, voglia seguire l’esempio di una scelta condivisa. Noi lo abbiamo fatto attraverso un congresso, ripeto, e se anche il Pse vuole farlo attraverso una scelta più democratica ne siamo ben lieti.
L’indicazione di un candidato da parte di ogni lista non vincola il Consiglio a proporre al Parlamento europeo il nome indicato dal Partito vincente. È necessario prevedere un’elezione diretta?
Il Partito popolare europeo ha vinto le elezioni con un proprio candidato che poi è diventato presidente della Commissione, quindi la scelta è il risultato di un processo elettorale e di una campagna elettorale che è stata fatta. Per l’elezione diretta bisognerebbe arrivare a un voto per il candidato oppure fare come alle ultime elezioni ma con una indicazione ufficiale da parte delle liste, cosa che adesso non c’è. Io a questo sono assolutamente favorevole. In ogni caso, adesso la Commissione è eletta dal Parlamento europeo, non è che è imposta. C’è un voto di fiducia dopo delle audizioni dei singoli commissari. Audizioni, molto più serie di quelle dei ministri Italiani, i quali si confrontano con il Parlamento solo dopo essere diventati ministro. Per diventare commissari europei bisogna invece passare per audizioni in cui si verifica davvero la competenza del commissario proposto.
L’italia ha lanciato un dibattito per la riforma dei trattati e vorrebbe arrivare a dei risultati già nel 2017. È un obiettivo realistico?
È qualcosa che bisogna fare. Se non si aggiorna l’Europa, difficilmente potremo affrontare le sfide del futuro. La modifica dei trattati mi vede sicuramente favorevole.
In questi giorni si sta discutendo di un ministro europeo delle Finanze. È una figura che può dare alle scelte di politica economica la democraticità che in molti chiedono?
Bisogna avere delle scelte condivise, non è solo questione di un ministro delle Finanze unico. Bisogna avere un’unica politica fiscale, l’armonizzazione fiscale in Europa. Ci son molte cose da fare. Il problema non è di avere ‘un’ ministro, è di avere una politica economica europea che vada nella direzione della armonizzazione. Se passando la frontiera tra Italia e Francia, a Ventimiglia si paga una percentuale e a Mentone se ne paga una molto più bassa è difficile poter lavorare per una armonizzazione economica. Prima bisogna fare l’armonizzazione e poi arrivare al ministro unico. L’Unione fiscale va fatta prima, se non il ministro cosa governa?
Si parla di risorse proprie dell’Ue da affidare a questa figura
Io sono favorevole a un bilancio europeo con fonti proprie che non dipendano dai contributi degli Stati membri. Questo creerebbe maggiore armonia e garantirebbe veramente un percorso verso gli Stati uniti d’Europa.
La ritrovata alleanza tra Forza Italia e Lega Nord porterà il Carroccio su posizioni meno euroscettiche o sarà il suo partito a prendere una deriva che lo porterebbe ai margini del Ppe?
Noi siamo protagonisti nel Partito popolare europeo. Io sono vicepresidente, eletto all’ultimo congresso, quindi non mi pare sia una posizione marginale. L’accordo con la Lega non riguarda certamente le posizioni sull’Europa e la nostra adesione al Ppe. Noi siamo nel Partito popolare europeo e intendiamo rimanerci da protagonisti, ma non chiediamo alla Lega di cambiare posizione.
Dunque, alleati in Italia ma in Europa ben lontani?
Siamo alleati in Italia, e in Europa abbiamo posizioni ben diverse. Si vede anche dai voti e dalle posizioni che abbiamo. Noi siamo popolari, loro no.