Roma – La partita italiana sulla flessibilità di bilancio chiesta all’Ue terrà banco almeno fino a maggio prossimo, quando, come annunciato dal commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, la Commissione europea esprimerà il suo giudizio sulla Legge di stabilità. E dal momento che la scadenza sarà molto vicina a quella delle prossime elezioni amministrative – tra la fine di maggio e la prima metà di giugno si voterà nelle più grandi città metropolitane, a partire da Roma, Milano e Napoli – il presidente del Consiglio Matteo Renzi continua a muoversi in Europa per perorare la sua causa.
Stasera sarà a cena con il primo ministro olandese, Mark Rutte, che detiene la preidenza semestrale dell’Ue. Dopo il risultato poco incoraggiante del vertice con Angela Merkel – sulle richieste di flessibilità “non mi immischio, per fortuna deve decidere la Commissione europea”, aveva dichiarato la cancelliera tedesca – Renzi a L’Aja proverà a scalfire il muro europeo del rigore andando a parlare con un leader che, oltre a detenere un ruolo istituzionale importante è considerato uno dei falchi dell’austerità.
Il capo dell’esecutivo italiano, al contempo, cerca alleanze per giocare questa sua partita. Per questo, in mattinata, ha sentito telefonicamente il presidente Francese Francois Hollande. A riferirlo, fonti di Palazzo Chigi, secondo le quali i temi trattati hanno riguardato le principali questioni dell’agenda europea, a partire dai temi economici, dalle prospettive del negoziato con la Gran Bretagna per evitare la Brexit, dalla situazione migratoria e dalla lotta al terrorismo. Indicativa la precisazione che i due leader abbiano condiviso la necessità di un rilancio di un forte impegno europeista e di una politica economica centrata sulla crescita e la creazione di occupazione.
Sul fronte interno, intanto, Renzi registra il gradimento dei cittadini sul braccio di ferro che sta conducendo per ottenere l’ok sulla flessibilità richiesta. Secondo un sondaggio elaborato dall’Istituto Ixè per la trasmissione televisiva Agorà, infatti, il 41% degli italiani appoggia il premier. Un valore molto vicino al 40,8% di voti ottenuto dal Pd alle elezioni europee 2014, e ben superiore al 34,1% di cui il partito del segretario-premier è accreditato oggi, sempre secondo lo stesso istituto demoscopico. Da segnalare però che, nella disputa con l’Ue, un 22% di cittadini dà ragione alla Commissione europea, mentre il 19% non si schiera con nessuno dei due contendenti e il 18% preferisce non esprimersi.