Bruxelles – Il regolamento sul dazio antidumping sulle importazioni di alcune calzature in cuoio prodotte in Cina e del Vietnam introdotto dall’Ue nel 2006 è parzialmente invalido. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia europea dichiarando che “Il Consiglio e la Commissione non hanno rispettato talune norme procedurali”. I giudici hanno dato così ragione alla società britannica Clark e quella tedesca Puma che avevano presentato ricorso alla Corte europea vedendosi rifiutato, dai rispettivi servizi per le imposte nazionali, il rimborso del dazio pagato – rispettivamente 60 e 5,1 milioni di euro.
Il regolamento in questione, applicato sulle esportazioni delle società produttrici stabilite in Paesi senza economia di mercato (che non fanno quindi parte dell’Organizzazione mondiale del commercio), prevede un’aliquota sul dazio antidumping del 16,5% per le calzature prodotte da società stabilite in Cina e del 10% per quelle stabilite in Vietnam. Dal regolamento sono tuttavia escluse alcune aziende che, rispondendo a una serie di criteri, di fatto vengono considerate come “operanti in condizioni di mercato” nonostante la loro attività si svolga in paesi aventi economie socialiste.
Ed è proprio per il non rispetto dello status speciale di queste società che la Corte ha dato ragione alle imprese europee, dichiarando il meccanismo antidumping parzialmente invalido.
La sentenza arriva in un momento in cui il dibattito sulle conseguenze di un possibile passaggio della Cina all’economia di mercato è molto acceso.